Recensione romanzo Di fama e di sventura di Federica Manzon

Ci sono romanzi inevitabilmente segnati dal loro tempo, scritti in un determinato periodo storico e ad esso in qualche modo riferiti, per contenuti o semplicemente per un riconoscibile stile narrativo.

E poi ci son romanzi che appaiono senza epoca, che possono sembrare in alcuni tratti modernissimi e decisamente figli dei nostri giorni, per poi sorprendere avvitandosi in racconti antichi e lontani negli anni, con sensibilità, toni e arie del tutto differenti. Mi piacciono, perchè se mi capita regolarmente di viaggiare verso luoghi lontani grazie alle pagine di un libro, più raramente capita di saltellare – piacevolmente – avanti e indietro lungo una scala cronologica.

Federica Manzon regala con “Di fama e di sventura” un romanzo solido, ricco di avvenimenti e di umanissime storie che si incrociano, capaci di trascinare appunto in una sorta di “girandola del tempo” che nasce dalle fondamenta della saggezza popolare (Tommaso, il protagonista, “nato sotto una cattiva stella” perchè venuto al mondo nell’ora più calda del pomeriggio più torrido dell’anno…) e si evolve fino alle moderne e incomprensibili regole dell’alta finanza. Una trama che si sviluppa dunque sul filo sottilissimo che separa un romanzo di formazione ed il racconto di vicende familiari popolari, di eventi in cui riconoscersi dolorosamente, di amicizie ed amori e tradimenti ed emozioni, ed oblio.

Su un plot accattivante ed una bella ambientazione – curioso che la città del mare e della bora non venga mai identificata con le sette lettere che ne compongono il nome – si innesta quello che è il vero valore del romanzo di Federica Manzon: mi riferisco alla capacità di creare personaggi che avranno il piacere di accompagnarti nelle tue giornate, durante la lettura e subito dopo. Tornerai a casa e ti lancerai sul divano con il desiderio insopprimibile di sapere cosa debba ancora succedere a Tommaso, di scoprire degli occhi-miele di Mila e di accompagnare Ariel in una delle sue vittoriose galoppate natatorie. Chiuderai l’ultima pagina del romanzo e, nell’affrontare una delle prove a cui sei quotidianamente sottoposto, ti sorprenderai a ricercare l’aiuto di nonna Vittoria.

Con “Di fama e di sventura” ho chiuso un periodo benedetto, segnato da ottimi romanzi e da storie ed emozioni da ricordare. Non va sempre così bene, quindi mi piace segnalarlo e ricordarlo, con una piccola e discreta sottolineatura.

 

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