E’ vero, e lo si dice spesso, l’abito non fa il monaco. Ma è altrettanto vero che una mostra fotografica raramente raggiunge il cuore del visitatore, se non è accompagnata da (almeno) un barlume di idea espositiva. “Polaroids” di Julian Schnabel, ospitata allo Spazio Forma di Milano, ha la sfortuna di indossare un pessimo abito: totale assenza di didascalie, mancanza di un percorso espositivo coerente, visitatori che si aggirano sperduti fra le fotografie in grande formato senza avere l’aria di capirci granché. Ci consoliamo, è noto che non tutte le ciambelle riescono col buco.
E d’altra parte, basta spostarsi nelle due sale adiacenti. Spazi meno spettacolari, probabilmente, ma decisamente più interessanti: sono esposte le immagini di Jacques-Henri Lartigue, ed è una passeggiata tra i bianchi e i neri che ci riconcilia finalmente con la fotografia.
Colpiscono immediatamente la modernità di alcune immagini di questo maestro della fotografia nato – giova ricordarlo – nel 1894: abbiamo potuto ammirare ritratti che ci hanno fatto inchiodare, impallidendo davanti alla didascalia che segnalava come scattato nel 1930 un piano americano che avrebbe serenamente potuto troneggiare su una copertina di Vogue negli anni ‘80. E l’impressione di trovarsi al cospetto di un vero precursore non abbandona mai, al punto da scatenare l’immaginazione e far comparire un telefono cellulare tra le mani di una giovane in un porto. Si sa, la fantasia è più importante della conoscenza.
E’ l’incredibile modernità ad aver decretato il successo di Lartigue, fonte di ispirazione per i fotografi degli anni successivi e – apprendiamo con piacere – anche di numerosi registi, primo fra tutti quel Wes Anderson che finirà per omaggiarlo in Rushmore e nel delizioso “The Life Aquatic with Steve Zissou”. E non stupisce che l’arte cinematografica si sia ispirata alle immagini di Lartigue: leggerezza e soprattutto m o v i m e n t o pervadono decisamente il percorso del fotografo francese, ed è un aspetto che l’esposizione milanese sottolinea efficacemente. Da trabiccoli simil-volanti a improbabili strumenti navigatori, dai salti della cugina Bichonnade alla celebre auto dalle ruote deformate dalla velocità, tutto grida al dinamismo, al cambiamento, a flussi di azioni, alla felicità.
In estrema sintesi, se siete a Milano vale la pena muovere verso piazza Tito Lucrezio Caro per godersi le immagini di Lartigue, e perdersi nelle emozioni che suscitano. Quanto all’esposizione dedicata a Schnabel, beh, noi vi abbiamo avvertito. E ambasciator non porta pena.
Informazioni:
Jacques Henri Lartigue e Julian Schnabel.
c/o Spazio Forma. Piazza T. L. Caro 1. Tel. 02.58.11.80.67.
Orari: mar. mer. sab. e dom. ore 10-20; gio. e ven. 10-22.
Dal 22 settembre (ore 18.30) al 20 novembre.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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