Ti alzi una mattina e tua moglie ha le convulsioni in cucina, la accompagni in ospedale e contemporaneamente il tuo figlioccio decide di non respirare più. Ma tu stai dannatamente bene e sembra che a nessuno ciò suoni strano. Tua moglie muore e a tua insaputa il mondo inizia ad andare a rotoli, perché non comprendi l’importanza e la correlazione che intercorre tra il tuo lutto privato e il futuro del mondo. Lo spettatore neppure se ne renderà conto sino agli ultimi fotogrammi di questo giallo, a tratti thriller, davvero avventuroso, ultima fatica di Steven Soderbergh.

Il regista ha riunito un cast da capogiro per animare questo film giallo che sobriamente passa dalle tinte thriller a quelle più avventurose, toccando punte drammatiche, e che sicuramente tiene lo spettatore incollato allo schermo. Perché ci sono un po’ tutte le paure dei nostri tempi ed esse vengono analizzate nelle loro molteplici dimensioni (familiari, sociali, politico-economiche) da un punto di vista che passa dall’intimistico al globale. Assistiamo ad una sfera familiare fatta di coppie che scoppiano, di tradimenti ma anche di atti di puro altruismo; parallelamente sono in corso i soliti giochi di potere, iniziano le ovvie mediazioni politiche e interessi economici fanno da ago della bilancia dimenticando (?) la popolazione e sacrificando tutto e tutti coloro che saranno utili alla causa; rapiti e rapitori si ritroveranno a scambiarsi i ruoli mentre in televisione le notizie sembreranno pilotate, false e/o tendenziose, mostrando inchieste di dubbia serietà e di sicuro fomentendo allarmismi che daranno vita a gesti di follia difficilmente controllabili.

 

Nonostante il titolo non lasci alcun dubbio sull’argomento trattato, e sia prevedibile l’evoluzione del plot (da una morte apparentemente accidentale si arriverà ad una pandemia i cui numeri faranno rabbrividire la Spagnola di inizio secolo scorso), la visione di Soderbergh non è allarmistica, non fomenta isteria ma non getta neppure acqua sul fuoco. Stimola la nostra curiosità con una storia che vuole essere verosimile, ma soprattutto coinvolgente intrattenimento. Complice una luce che abilmente cambia secondo i piani e i luoghi in cui siamo, assisteremo all’inaspettato crollo delle certezze e della famiglia di un annientato Matt Damon, mentre un riflessivo Laurence Fishburne vedrà le sue persone in prima linea dedicare anima e corpo alla ricerca di una soluzione (ritroviamo una Kate Winslet tanto combattiva quanto sofferente), ma sarà quasi subito impotente e sopraffatto dai media al punto da divenire capro espiatorio di una ipotetica cospirazione rivendicata da un blogger (Jude Law) che parrà molto tirata per i capelli solo a noi in sala e che per questo ci farà sorgere il dubbio che qualora non vi fosse stato uno schermo nero tra noi e Jude Law non sarebbe andata così.

 

Un’esplorazione delle reazioni umane a vari livelli (intimo, sociale, mondiale) di fronte alla diffusione dell’ennesimo misterioso virus che pare qui gareggiare (è un vero testa a testa) con la paura che soprattutto nell’ultima decade contraddistingue le masse. Il punto è: chi sarà più letale? E soprattutto, se una stretta di mano potrebbe cambiarvi la vita, non è caso di godercela? Quindi sino a quando in sala, godetevi solo la ricostruzione del mosaico ;)

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