Dopo la fortunata esperienza di “Acqua in bocca”, romanzo culto per gli appassionati e vero fenomeno editoriale del 2010, Camilleri e Lucarelli tornano a pubblicare insieme, anche se con voci separate. Li accompagna Giancarlo De Cataldo in un volume dedicato alla figura del Giudice, che presenta dunque l’insieme di tre racconti direttamente dalle penne di alcuni dei più celebrati giallisti italiani.
Il volume, decisamente di agile lettura, si apre con la storia di un giudice piemontese inviato in Sicilia negli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia. Considerata l’ambientazione, è quasi inutile precisare che si tratta del contributo di Andrea Camilleri, abile a tracciare un racconto in cui la totale incomprensione delle dinamiche e dei messaggi mafiosi che gli vengono recapitati finisce per trasformare il togato protagonista in un eroe. Ironia ed un pizzico di storia d’Italia: godibilissimo!
Lucarelli ambienta invece il suo “La Bambina” nella Bologna degli anni Ottanta: protagonista una giudice-ragazzina – da cui il nomignolo con cui è identificata in Tribunale e che offre il titolo al racconto – incastrata in una inchiesta decisamente più grande di lei, fra servizi segreti e apparati tentacolari dello Stato. Forse solo un filo sottotono: per una volta, un gran narratore come Carlo Lucarelli sembra limitarsi a svolgere il compitino, e un po’ dispiace.
Chiude la raccolta Giancarlo De Cataldo con “Il triplo sogno del procuratore”, efficace trasposizione letteraria di un presente fatto di avidità, potere politico ed economico, corruzione. Combinazione terribile, alla quale il pubblico ministero protagonista finisce per poter opporre davvero poco.
Ed ecco, dunque, l’elemento comune e caratterizzante l’antologia: non soltanto l’aver voluto indagare una figura letterariamente molto presente – quella del giudice appunto – ma anche e soprattutto l’averne tracciato tre profili quasi romantici: dall’ingenuità del protagonista di Camilleri all’idealismo destinato a soccombere a trame oscure della giudice-bambina, fino all’incorruttibilità del procuratore di De Cataldo.
Imperdibile per i giallo-maniaci, considerata la caratura degli autori coinvolti, ma certamente piacevole per tutti.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.