Guardare un film che fotografa una determinata realtà storica e sociale può essere interessante, purché ricorrano due condizioni: che tale realtà storica sia stata da noi vissuta a livello sociale, anche marginalmente, o quantomeno partecipata visivamente o attraverso notiziari, ossia che in qualche modo ci appartenga, oppure che riusciamo a sentirci vicini a quella realtà per via del periodo storico di riferimento. Ma, se non ricorrono tali condizioni, anche un film prodotto da F.F. Coppola, scritto e diretto da George Lucas e con un ottimo cast, può esserci del tutto estraneo e quindi noioso.
Purtroppo è proprio il caso di American Graffiti, che non ha una storia dì per sé forte, narrando del giorno precedente alla partenza per il college di due ragazzi, ma che in realtà ci presenta uno scorcio della società americana del tempo; quella, per intenderci, stile Happy Days, ma un po’ meno “happy”…. (la presenza di “Ronny” [il nome con cui ci viene presentato nei titoli di apertura] Howard ci aiuta a fare il collegamento, anche se, in fin dei conti, risulta piuttosto evidente). Ma sia l’introspezione psicologica dei personaggi, che vivono il conflitto interiore di fronte all’evento viaggio-college-abbandono della realtà fino ad allora vissuta, sia le tematiche relative al disagio giovanile del tempo, alla gioventù bruciata che si dava alle corse in auto per rivendicare un ruolo da protagonisti in quella che sarebbe stata, altrimenti, solo una vita anonima, sono trattati molto superficialmente.
In effetti, non si riesce a immedesimarsi né ad essere abbastanza coinvolti nelle vicende dei protagonisti. Si potrebbe quasi dire che la parte più “emozionante” della pellicola sia il finale, in cui, sullo sfumare dell’ultima scena, vengono mostrati i destini dei protagonisti, permettendoci di ricollegare le vicende di un singolo giorno nella realtà più ampia, riguardante la guerra in Vietnam. Aggiungo che, malgrado sia un suo fan, ho dovuto leggere con attenzione i titoli di coda per capire quale personaggio interpretasse nel film Harrison Ford!
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Mks77 amante dell’oratoria, gran osservatore, un po’ perfezionista, decisamente curioso. Senza indugio sottrae ore al riposo per cogliere/scoprire la poesia dei capolavori del passato, anche quando l’operazione è una vera “mission impossibile”. La sua migliore alleata è la sottile ironia con la quale è sempre disponibile al confronto cinematografico
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