*Attenzione trama presente nelle prossime righe!*


Demenziale corsa contro il tempo per vendicare la morte della propria bambina e salvare la neonata nipotina da un inutile rito sacrificale che non porterebbe a nulla di buono se non ad accrescere i deliri di onnipotenza di un imbecille castrato. Un nonno tanto giovane quanto inferocito, per la prematura dipartita del sangue del suo sangue (e poco importa che non si frequentassero, per la di lei insofferenza nei confronti di papino), da tornare dall’aldilà per salvare ciò che rimane della sua famiglia. E per fortuna che alle calcagna ha un diavolo buono, permissivo, collaborativo e dotato di senso dell’umorismo che protegge ed aiuta il fuggitivo prima di ricondurlo all’ovile.

Linguaggio colorito per riassumere con coerenza una trama sicuramente né profonda né articolata. Idea che ricorda molti fumetti e personaggi che già hanno avuto il volto di Nicolas Cage. Il dubbio è che le preferenze siano convogliate su di lui proprio per la credibilità che solo la sua inespressiva smorfia da pesce lesso riesce a conferire a figure di questo improbabile genere e tutto sommato condividiamo la scelta. Cage sa vestire i panni dell’indemoniato, dannato, senza regole (se non le proprie), eroe dei poveri che ottiene vendetta e la passa sempre liscia in modo superlativo e più l’atmosfera è surreale più lui la rende verosimile. Non ditemi che questa non sia arte!

 

Dietro la macchina da presa Patrick Lussier, che pare abbia una predilezione per l’aldilà (d’altro canto ha fatto la gavetta con Wes Craven…) e abbia deciso di dedicare anima e corpo al ritagliarsi una fetta di mercato nella categoria. Qui propone uno stile tutto particolare che unisce l’adrenalina, tipica di opere come “Gone in 60 seconds”, con un genere fantasy dagli inquietanti tratti orripilanti. Il risultato è inverosimile e talvolta ridicolo, il che non sarebbe male, se troppo spesso ciò non scivolasse nel noioso al punto da far calare la palpebra allo spettatore, nonostante il ruolo di spalla sia affidato ad una femmina, Amber Heard, in grado di far ribollire l’ormone a qualunque maschietto più o meno giovane che si trovi nel circondario, e recentemente apprezzata protagonsta in The Ward di John Carpenter.

Ok, lo ammetto, non è una porcheria al 100%, ma l’assenza di una spina dorsale lo fa avvicinare molto alle opere che si dimenticheranno facilmente. Accozzaglia di tutti gli stereotipi che hanno reso i B-movie film di culto, qui si direbbe che la sovrabbondanza sia ciò che ha provocato il maggior danno. Ormoni solleticati da auto, velocità, pallottole, oscurità dalle tinte rubiconde e tracce di occulto qua e la sono i tratti distintivi di questa pellicola che, nonostante sia ben confezionata, non brilla per dialoghi ed originalità. Ne consigliamo la visione a tutti coloro che abbiano avuto una pessima giornata e vogliano rilassare la mente per qualche ora, magari anche scoppiando in una inaspettata risata all’apparizione del bravo e divertente Contabile William Fichtner.

 

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