Mezzogiorno (e mezzo) passato da un pezzo e decisamente di fuoco

 

Premetto che per il sottoscritto western è sinonimo di Sergio Leone, di cui sono devoto fan, e non certo per campanilismo, giacché mi considero spesso esterofilo (soprattutto per la musica), ma per il genere di atmosfere, di musiche (che si inseriscono alla perfezione) e caratterizzazioni dei personaggi, che paiono acquisire vita propria, per la cui analisi ci vorrebbero pagine e pagine, anzi libri interi.

In questo film ho trovato benaugurante vedere un punto di contatto con Leone: uno degli attori, e precisamente quello che appare già dalla prima scena del film, è un giovanissimo Lee Van Cleef, attore che ha prestato il suo volto da “faina”, tra gli altri, a quel “Sentenza” de “Il Buono, il Brutto e il Cattivo”. Film bellissimo con scene davvero epiche. Divertente, triste, amaro, a tratti adrenalinico. Ma nell’opera di cui parliamo di frasi ne ha dette ben poche, in tutto l’arco della pellicola.

Questa è la storia di una sorta di “conto alla rovescia”, fino al fatidico “mezzogiorno”. E nell’attesa si condivide la condizione del dimissionario sceriffo che torna forzatamente, ma volutamente, in carica per far fronte ad una imprevista ed imprevedibile situazione, che malgrado coinvolga (e coinvolgerà) l’intera città, non vedrà prestare al protagonista Gary Cooper l’aiuto sperato, salvo poi trovarlo nel modo più inatteso.

 

A differenza di altri western, qui non vi sono sparatorie mozzafiato e spettacolari, salvo una volta arrivati al finale, ma vi è una grande attenzione alla trama e allo svolgersi della vicenda: lo scorrere dei minuti, scandito da un vecchio orologio (il film si svolge in un arco temporale di circa 2 ore), e la caratterizzazione dei personaggi, dal protagonista, in particolare, fino ad alcuni secondari, quali la di lui neo-moglie, il vice sceriffo e l’ex sceriffo. La bella Grace Kelly interpreta appunto la novella consorte dello sceriffo, un ruolo che non ritengo sia da considerare da “storia del cinema”, ma questo per forza di cose, avendo il suo personaggio soltanto la peculiarità di creare il dilemma interiore nel protagonista, che lo porrà di fronte alla scelta tra le varie alternative possibili, dilemma che sarà poi una delle principali vicende trattate nel film, assieme al rapporto tra lo sceriffo ed il villaggio, consacrato nella scena finale della pellicola.

Se il bianco e nero, da una parte, non permette che si crei la tipica “atmosfera western”, con i colori vivaci che, tra l’altro, ci fanno percepire il caldo del deserto, occorre dire che in questo caso ciò non risulta essere un elemento ostativo al godimento del film,  che è decisamente bello.

 

 

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