La prima volta che vidi questo film avrò avuto 10 anni o poco più, e lo trovai divertente; ma è stato solo rivendendolo adesso che mi sono reso conto della grandezza di questa divertentissima commedia. Grandezza dovuta al fatto che, guardandola ora, ho potuto notare la notevole influenza che ha avuto sui film comici e le commedie successive, influenza che dura tutt’ora. Prendiamo il protagonista, una via di mezzo tra Mister Bean ed i personaggi principali di film parodia quali “Una pallottola spuntata” e “Hot Shots”: chi può non notare che la caratterizzazione di questi personaggi è palesemente ispirata al protagonista di Hollywood Party, interpretato dal grandissimo Peter “Isp. Clouseau” Sellers? Ovviamente il livello è ben differente, in quanto il soggetto in questione è “vero”, non assurdo ed estremo, e sia Sellers che il regista Blake Edwards ci offrono una comicità non demenziale, ma alquanto surreale, e ad apparire demenziali possono risultare piuttosto le singole azioni compiute dal protagonista. Il tutto con una tale coerenza da far in modo che le stesse non risultino gag fini a se stesse, quanto piuttosto l’inevitabile disastro compiuto dal maldestro (ma tenero) protagonista in ogni sua azione, così che a spiccare è proprio il surreale attore indiano interpretato da Sellers, in un contesto di (apparente) e noiosa “normalità”.
Come dicevo, la coerenza è un punto forte del film: le scene comiche non sono, come in altri film successivi, forzate e messe lì “a caso”, ma sapientemente inserite nello svolgersi della storia e rese come la inevitabile conseguenza di ciò che il protagonista, meravigliosamente caratterizzato, non può fare a meno di “creare”, qualsiasi cosa faccia. Tutto ciò rende il film una commedia condita da una comicità irresistibile, “dosata” con maestria, che lo rende divertentissimo, ma anche intelligente. Da citare anche l’imprevedibile finale “onirico”, che a ritmo di musica trasforma ormai completamente il clima serioso e bigotto di villa ed invitati in un delirio che ricorda un po’ l’atmosfera da musical del “Rocky Horror Picture Show”.
Mks77 amante dell’oratoria, gran osservatore, un po’ perfezionista, decisamente curioso. Senza indugio sottrae ore al riposo per cogliere/scoprire la poesia dei capolavori del passato, anche quando l’operazione è una vera “mission impossibile”. La sua migliore alleata è la sottile ironia con la quale è sempre disponibile al confronto cinematografico
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