Per principio, di solito, detesto le “etichette”, in qualunque campo; e la stessa cosa vale nel cinema, dove trovo improbabili definizioni per determinati generi, come quello della commedia “brillante”. Ok, non si tratta di un dvd particolarmente tirato a lucido, ma di una commedia per così dire… di “alto profilo”, con attori di alta levatura e una sceneggiatura di grande spessore. Però l’antipatia per l’etichetta rimane… sennonché guardo una commedia intitolata “Irma la douce”, o “la dolce”, nell’edizione italiana si trovano entrambe, e l’antipatia scema alquanto, perché la commedia in questione risulta davvero gradevole da guardare: leggera quanto basta, ma mai banale. Non soltanto originale in alcune trovate, ma oserei dire priva in tutto di cliché o stereotipi del genere.
Devo essere sincero, per gran parte del film mi è parso di assistere ad una rappresentazione teatrale, e ovviamente questa non è una critica: la caratterizzazione e la recitazione dei personaggi, il ripetersi quasi sempre degli stessi luoghi “chiusi”… Insomma, si può tranquillamente sorvolare sulla bravura dei protagonisti Jack Lemmon e Shirley MacLaine, come pure della qualità della regia affidata a quello che risulta essere probabilmente il regista di commedie di successo per eccellenza, vale a dire Billy Wilder. I protagonisti danno vita a due personaggi estremamente caratterizzati, originali ma credibili allo stesso tempo, e la storia scorre via piacevolmente con la presenza anche di qualche gradito colpo di scena. Menzione ad hoc per il gestore del bistrot, Moustache (Baffone), simpatico e decisivo nello svolgersi delle varie vicende. Dire di più equivarrebbe a dire il superfluo; l’unica cosa da sottolineare è che la data del film ed il tempo passato non si notano minimamente, sicché chi si accinge a vederlo non dovrà pensare di trovarsi di fronte ad un “vecchio film”, ma piuttosto ad una piacevole commedia per nulla segnata dal tempo.
Mks77 amante dell’oratoria, gran osservatore, un po’ perfezionista, decisamente curioso. Senza indugio sottrae ore al riposo per cogliere/scoprire la poesia dei capolavori del passato, anche quando l’operazione è una vera “mission impossibile”. La sua migliore alleata è la sottile ironia con la quale è sempre disponibile al confronto cinematografico