L’altra sera, furente, ho costretto l’Admin a portarmi in gelateria dove, dopo un catartico cono fondente-zabaione, mi sono alfin calmata.
E’ vero, sono basica, cado subito in facili meccanismi di compensazione quando mi frustro, e da brava responsabile del reparto cucina&ricette, la gratificazione golosa è per me la più accessibile (l’Admin a onor del vero mi ha gentilmente proposto altri generi di conforto, ma non uso mischiare lavoro e divertimento, va da sé…)
Beh, perché navigavo in cotanta delusione?
Uno spettacolo di pessimo cabaret, almeno a mio parere.
Il titolo prometteva bene, “Sex and the Zelig”: mi son detta, chissà che risate – vado spesso in quel luogo ad assistere al cabaret, e ne esco sempre molto divertita …
Appena la brava Debora Villa sale sul palco, mezza afona, si capisce subito che lo show non decollerà, bensì rantolerà affranto fra le paludi delle mezze battute e dei mezzi personaggi, mai completamente convincenti.
E a questo punto il pubblico si chiede: ma perché, perché mettere come perno dello spettacolo una gieffina, tale Raja Bezzaz?
Il comico è un genere difficile, fa l’amore col simbolico, deve situare la narrazione o nell’etere o tre palmi sotto la linea del quotidiano, deformando e in qualche modo rivelando l’assurdo nell’atto stesso della rottura del medesimo!
Cosa fa questa signorina, invece?
Ad ogni tentativo della conduttrice di librarsi, appunto, nel simbolico, essa risponde con esperienze vere o inventate, ma esattamente sul filo della realtà, in quanto ad intenzione – che è ciò che poi passa a noi spettatori, l’intenzione, l’emozione dell’attore, del personaggio.
Penoso, davvero penoso.
Le fa da contraltare la psicologa Fiore Bottazzi, che interpreta sé stessa, ancora una volta, in chiave assurdamente reale.
Ma nessuno ha spiegato loro le basi della rappresentazione, che è, appunto, altro dal reale, altro-da-sé!?!
Una marchetta bella e buona questo show, non so dovuta a chi o a cosa, ma che ha sbalordito il pubblico il quale, pur senza comprenderne appieno i motivi, si limitava a poche risatine educate, e fuori, fumando, mormorava… “… mah, sì, carino…” con aria un po’ stupita…
Fortunatamente ci ha regalato una comparsata la straripante Cinzia Marseglia, che, in soli cinque minuti, con la sua teoria del preservativo – raccolta differenziata, ci ha fatto venire le lacrime agli occhi, e anche il rimpianto che non restasse lei sul palco per la successiva ora!!!
Detto questo, prima di tornare in cucina, ammetto di essere stata io a urlare dal pubblico “minchia, tentennando!!!” ad altissima voce, quando Raja Bezzaz ha confessato che lei stava … sigh… “tintinnando” nel rispondere…
Mata Hari danza in cucina, piroetta con maestria fra ingredienti esotici o contadini, si produce in un doppio avvitamento verso la cantina, per scegliere la bottiglia più adatta alla pietanza consigliata. Scordatevi i virtuosismi alla Carla Fracci e concentratevi sui sapori: tra un pizzico di sale ed uno di ilarità, ne resterete sedotti ed ammaliati.
Brava M H !!!!!!!!!!!
grazie Artemisia! :)