Recensione film “Cappuccetto Rosso Sangue”

Valerie è giovane, bella, bionda, sincera, brillante ed ama Peter, il ragazzo tanto affascinante quanto non predestinato ad essere sempre al suo fianco. La ama sinceramente, ma è un umile taglialegna quindi non un buon partito. I due innamorati decidono allora di fuggire dal villaggio tanto idilliaco quanto isolato, abbarbicato sui monti e maledetto: da generazioni un lupo mannaro miete vittime tra gli abitanti ed ora, dopo un lungo periodo di quiete, si è ripresentato per uccidere iniziando dalla sorella di lei.

La nostra protagonista ha il cuore infranto e cerca con tutte le sue forze di rassegnarsi a non partire, dando seguito al matrimonio combinato dalla sua famiglia con il ricco Henri. Ma si sa al cuore non si comanda e la gelosia la farà riavvicinare a Peter. Le cose si complicheranno assai quando il lupo mannaro si intrometterà tra i due pretendenti palesando il fatto che lascerà in pace gli abitanti solo in cambio della dolce Giulietta, oppsss… di Cappuccetto Rosso alias una Amanda Seyfried avvolta in splendida cappa rosso fiammante.
Una fiaba moderna, dalla luce e fotografia surreale, che vorrebbe essere la trasposizione adattata ai tempi e un po’ gotica delle favola a cui si ispira fin dal titolo, ma che pare solo la versione più sanguinaria e spinta di “Twilight” (e noi speriamo che pure questa non diventi una interminabile saga!). Non stupisce quindi scoprire che la regia sia stata affidata alla medesima mano, quella di Catherine Hardwicke, donna molto abile nel dirigere attori da poco non più bambini, in cui orde di adolescenti si possono facilmente immedesimare e sognare. Ma dato che l’attesa di un bacio col vampiro è durata due libri, qui ha deciso di mostrarlo come prima cosa. Il sesso poi, non è bollente, ma è un ricordo ricorrente, quindi lo spettatore sa che i giovani, in barba alle rigide regole medievali, si lasciano andare alla passione e non vi saranno lunghe interminabili attese.

Il cast è ricco di giovani promesse (Shiloh Fernandez e Max Irons) e di volti noti, primo tra tutti un Gary Oldman che di film in costume ne annovera davvero molti e che è rimasto nei nostri cuori con la sua versione di Dracula. La sua performance è di alto livello ma non riesce a divenire efficace traino di quelle degli altri. Nonostante le tinte forti e l’ambientazione surreale, il film non spaventa come un horror, non ci tiene sulle spine come thriller, non stupisce mai come una avventura fantastica, non appassiona tanto quanto un Othello e non si presenta con uno stile marcato, ma pare essere un po’ di tutto. Anzi non si nota neppure un dettaglio ben poco nascosto come il fatto che nel paese maledetto abbiano tutti gli occhi del medesimo colore ed un motivo c’è…

Inutile dire che di questa rivisitazione fantasy, pseudo gotica e ben poco horror della tradizionale fiaba è già stata scritta e pubblicata da autrice approvata dalla regista e (immagino io) dal produttore ed ideatore della pellicola, versione cartacea. E a me scappa la poesia…

Buona l’idea, realizzazione che lascia titubanti. Finale aperto che non ci fa ben sperare. Peccato!

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  • Cappuccetto Rosso dunque in versione softcore e paesani con gli occhi uguali stile pubblicità Vigorsol...mmm, davvero invitante...ma il razionale di chi investe $ in simili pellicole?

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