Complice la compagnia maschile, è stata immediatamente messa alla prova la mia conoscenza dei tratti distintivi di tale tipologia di giochi per ometti e le molteplici similitudini con essi della pellicola appena vista. Senza invidiare nulla ai migliori games quali “Call of Duty”, “Halo” e “Battlefield”, se non per il fatto di non poterne prendere parte, mi rendo subito conto che sto assistendo infatti ad una costante azione ai vertici della tensione (con regolarità quasi maniacale è un susseguirsi di 15 minuti di adrenalina intervallati da 5 di respiro, per poi subito riprendere con ulteriori 15 di corsa) in cui si sviluppano le varie fasi di un qualsiasi videogioco: il momento in cui si deve dimostrare la leadership, quello in cui si deve salvare l’innocente, e ancora l’avanscoperta in solitario e così via. Tutte situazioni supportate dalle tipiche visuali da console, nonostante qui la soggettiva sia stata sfruttata poco con nostro rammarico e con speranza che in futuro possa accadere.
Inutile soffermarsi sul fatto che il messaggio patriottico fosse molto forte (la scena del “piccolo marine” è di una pesantezza…) e su come Aaron Eckhart fosse la personificazione del Patriottismo stesso (alcune sue frasi parevano degli slogan elettorali), piuttosto ho avuto a tratti la sensazione di essere di fronte al tipico metodo fanciullesco degli americani di fare “mea culpa”, soprattutto tenuto conto che mediaticamente vengono spesso tacciati di voler colonizzare il mondo. Se infatti questi film normalmente propongono un gruppo, personificazione delle varie tipologie di esseri umani, così da ottenere un coinvolgimento del pubblico al 100%, qui pare sia mancato un buon caratterista. I personaggi non sono delineati in maniera netta, fanno solo da sfondo all’eroe e il film si sbilancia: non vi è il classico eroe vs antagonista o il gruppo di buoni vs i nemici, ma solo un eroe vs… sé stesso. Ogni azione pare tesa a dimostrare che non commetterà mai più l’errore di abbandonare qualcuno e io sento odore di senso di inferiorità…
PS sapevate che questa opera prende spunto da un evento realmente accaduto nel 1942 quando venne avvistato un oggetto non identificato sopra i cieli di Los Angeles? Curioso vero?
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
Pochi recensori sanno essere così poliedrici!!! Complimenti!
Stupendo magazine! Ottime recensioni.