Conosciute ed apprezzate una domenica mattina per caso al Teatro Carcano, quando ancora la città di Milano organizzava la Festa del Teatro, lo Spazio Tertulliano per soli pochi giorni (7-10 aprile 2011) ospiterà il nuovo spettacolo dal titolo “Cuori infranti e ossa spezzate” diretto ed interpretato da Giovanna Rossi e Gianna Coletti.

Comprato il biglietto sull’onda dell’entusiasmo per aver ritrovato il brillante duo, le poche informazioni in rete recitavano più o meno tutte così: “Un percorso, a tratti ironico, nell’animo femminile martoriato attraverso testimonianze, racconti e canzoni, da Gino Negri a Shakespeare passando per la cronaca di tutti i giorni.” (cf.r. corriere.it )

Se solitamente basta molto meno per provocarmi un attacco di orticaria (è fatto noto che sia allergica alla sperimentazione teatrale ed alle sufragette, immaginate al combo dei due elementi!), questa volta ero serena, sapevo che le ragazze non mi avrebbero delusa, quindi ho comprato a scatola chiusa e son semplicemente andata a godermi lo spettacolo e… nonostante fosse la serata di apertura e l’audience fosse ben diverso dagli aficionado della prosa classica a me tanto cara, ho trascorso una delle prime serate estive della stagione in un afoso simil hangar ridendo dei fatti di cronaca che hanno popolato in passato e oggi toppo spesso si guadagnano la prima pagina dei nostri quotidiani.

Un’ora in compagnia di un intelligente ed efficace viaggio, a tratti sotto forma di monologhi e talvolta in musica, che ben delinea la situazione delle quasi sette milioni di donne che ogni anno in Italia (si proprio a casa nostra!) subiscono violenza. Si spazia da una scanzonata “Via Broletto” di Sergio Endrigo, passando per la gelosia accecante di Otello, per arrivare alla rèunion tutta speciale delle vittime di un muliericida piuttosto recidivo, per ricordare a tutti noi quanto feroce possa essere la violenza fisica e quanto facilmente il plagio possa portare a gesti estremi. La psiche infatti se da un lato ci protegge facendoci razionalizzare anche i gesti più folli, dall’altro ci può portare all’autodistruzione. Ma non crediate che tutto ciò venga esplicitato con “polpettoni” moralistici, al contrario! Assistiamo infatti ad una interpretazione esemplare, caratterizzata dalla solita mimica che contraddistingue le due interpreti, che ci fa ridere ma mai sguaiatamente; che ironizza ma senza scivolare nel becero; che porta a riflettere senza essere platealmente strappalacrime; dalla durata calibrata per non stancare, non essere ripetitiva, non annoiare e soprattutto per evitare di irritare. Ma più di tutto ci lascia la libertà di goderci il momento o di pensare, ed eventualmente aprire un dibattito durante la cena che seguirà.

Pièce leggera e adatta ad ogni pubblico, toccante ma non travolgente e dato l’argomento ciò è un plus. Il mio suggerimento è di farci un pensiero (magari sfruttando la attuale accattivante promo del 2×1) e poi, perché no, passare di qui a dire la vostra : - )

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