Uno pensa a Camilleri e gli viene immediatamente il commissario Montalbano, ovvio. Poi magari leggi qualche romanzo in più e ti rendi conto che quello interpretato televisivamente da Luca Zingaretti non è nemmeno il più intrigante dei personaggi partoriti dalla penna (tastiera?) dell’autore siciliano, ma non importa: Camilleri = Montalbano.
Beh, sarà che alla terza rilettura e al secondo passaggio sul piccolo schermo finisci per appassionarti anche ai particolari, ma sono convinto che nella galleria di protagonisti dei suoi romanzi, Camilleri abbia dedicato una particolare cura al tratteggio delle figure femminili. Per rimanere nell’ambito della saga del commissario più famoso d’Italia, tutte le donne raccontate – dalla insopportabile Livia alla ben più affascinante Ingrid – assumono un caratterizzazione ben lontana dalla pura spalla, e lo stesso possiamo serenamente affermare per le altre fanciulle che, con rilevanza minore ma identica attenzione, incrociano la strada di Montalbano.
Con “Gran Circo Taddei e altre storie di Vigata”, Camilleri rende nuovamente omaggio all’universo femminile: negli otto racconti (alcuni dei quali da soli avrebbero meritato la forma di romanzo) si racconta di un paese siciliano alle prese con le involontariamente comiche farse del regime fascista, e lo sguardo ironico e dissacratorio che ne consegue è spesso figlio di pupille di donne più o meno giovani, più o meno consapevoli, ma sempre decisamente a t t i v e.
Riecheggiano, fosse anche solo per l’ambientazione, voci potenti già ascoltate ne “La concessione del telefono”, con una forza in più dettata da piccole infelicità, qualche dramma esistenziale, amarezze apparentemente insuperabili, meschine vendette di paese. Ogni storia regala il suo pezzettino di puzzle che si incastrerà perfettamente nel finale, ed in tutte – complice il dialetto siciliano – rimane il gusto per il racconto orale, sia essa chiacchiera da bar, pettegolezzo da portineria o confidenza narrata davanti ad un bicchiere di vino. Naturalmente locale.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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