Veder uscire per Pasqua la commedia romantica perfetta per San Valentino non ha davvero prezzo. Complimenti a chi ha deciso la distribuzione! Che sia la stessa persona che ha concepito e/o approvato la traduzione trasformazione di “No Strings Attached” nel titolo che troneggia qui sopra?

Abbracci, effusioni, risatine, raptus di passione hanno accompagnato in sala l’ultima prodezza di Ivan Reitman, il quale peraltro ci avrebbe stupito di più se non fosse riuscito neppure a provocare simili reazioni. Grondante sentimento, carinerie, luoghi comuni tipici del nuovo millennio, ovvio nel suo happy ending e chi chi più ne ha più ne metta. Nonostante un anomalo incipit che ci fa temere la commedia demenziale, di fatto assistiamo ad un crescendo che ci piace un sacco anche se non ci farà mai sganasciare: la risata è funzionale, ci introduce i personaggi, ce li rende simpatici e ci facilita l’immedesimazione. Quindi direte voi: è una commedia fatta con testa! Oh si, ma non perfetta, anzi…

la trama scricchiola

La nostra storia si apre con un “trip down on memory lane” (e i ricordi adolescenziali mettono di buon umore e ben predispongono tutti noi), fa qualche salto temporale nella fase in cui i due protagonisti da giovani adulti si incrociano per caso a più riprese (e noi iniziamo a sognare) ed approda ai nostri giorni per offrirci la parte più divertente: l’inizio di una leggera, spiritosa, apparentemente perfetta, frequentazione a mero scopoludico, che sarà preludio di… uno scontato disastro emozionale. Una volta raggiunto il climax, il film ci strapazza (ma non più di tanto) e ci porta a tifare (in modo spento e trascinato) per un finale che sappiamo comunque arriverà.

la recitazione non convince (la Portman non è la Aniston!)

Emma ed Adam sono Ashton Kutcher e Natalie Portman, il gigante buono e la versione antipatica della puffetta (che non è cattiva, ma l’hanno disegnata così e a noi donne non fa impazzire); lui non si sottrae mai ad una commedia perché le deve lo sdoganamento dalla TV (quella veramente demenziale), lei è la bambina prodigio di “Lèon” che si è appena portata a casa la statuetta più ambita; Ashton fa quello che fa sempre, mentre Nathalie a tratti è addirittura disorientata.
Infatti questo film, seppur ben confezionato, non solo non strabilia per novità e per recitazione, ma appare addirittura in difficoltà una volta fatto il giro di boa: si perde, si dilunga, quasi annoia e di sicuro fa percepire che la seconda ora stia trascorrendo a vuoto. L’elemento di maggior novità è stato attribuire ad una donna (e non ad un uomo, come sarebbe accaduto sino a poco tempo fa) il fatto di non cercare una relazione, di non voler coinvolgere i sentimenti, di non saper gestire la propria emotività, ma ribaltare i ruoli non è garanzia di successo soprattutto se l’interprete è ben poco esuberante.
A nulla serve neppure la partecipazione di Kevin Kline, al quale prima viene affidato il ruolo di un padre molto alla Izzy Panofsky, ma nel timore che egli conquisti tutta la scena, non glielo si lascia poi sviluppare (o dobbiamo supporre che sia stato relegato ad ombra di sé stesso a suon di tagli?)

e la regia è spenta, ohlalala…

Il dubbio sorge a questo punto spontaneo: che il figliol prodigo (Jason Reitman, n.d.r.) abbia superato il maestro? Che il papà di “Ghostbusters” si senta oppresso dalla tripletta di successi ottenuti dal sangue del suo sangue? Speriamo non stia per scivolare nel ridicolo ingaggiando una gara dentro le mura domestiche, perché il rischio di un suicidio (alla regia) sarebbe assicurato!

Ciò nonostante sarà un perfetto blockbuster : - )

Articolo redatto il 2 aprile 2011 da V. – Clicca qui per leggere i suoi post!