Appassionati di noir, amanti del giallo, adoratori del poliziesco, a rapporto!
Lo stile inconfondibile e graffiante di Enrico Pandiani, lo humour che contraddistingue ogni sua narrazione, la splendida galleria di personaggi che ci regala non tradiscono minimamente le aspettative in questo terzo romanzo della serie de Les Italiens.
La voce narrante del protagonista, quel commissario Mordenti capo di una sezione della polizia parigina composta quasi esclusivamente da italofrancesi e corsi, ci guida nella più appassionante delle avventure di un gruppo di agenti solidamente disegnati, perfettamente tratteggiati, difficili da dimenticare.
Mordenti stesso, Uomo molto prima che commissario, quasi commuove nella sua alternanza di ironia e tragica realtà, rivelando – forse per la prima volta nella serie – le piccole debolezze che distinguono il normale protagonista di un romanzo da una figura ina carne-carta-e-ossa a cui vorresti poter chiedere un consiglio. Sensibile e vulnerabile senza essere stucchevole, vendicativo e forte senza diventare un supereroe: un personaggio di cui ci si innamora, letteralmente e letterariamente.
In un ambientazione anche italiana – lo svolgimento delle indagini condurrà Mordenti fino a Parigi – si sviluppa una trama che inchioda inesorabilmente alla lettura: le prime pagine catapultano immediatamente al centro dell’azione e dello svolgimento dei fatti, in una successione di colpi di scena mai fini a se stessi che catturano uniti al piccolo miracolo di un plot che si mantiene credibile senza scivolare nel banale o nel già letto.
Il tutto, vale la pena ricordarlo, condito da una scrittura vivace e decisamente originale (alcune delle metafore descrittive valgono da sole il prezzo di copertina), suggestiva nella sua capacità di trascinare il lettore nella risata più squillante e nel pensiero più angosciante.
Non so francamente cosa augurarmi: da una parte, la voglia di leggere un Pandiani alle prese con un romanzo “fuori saga” mi affascina un bel po’. Dall’altra, non posso fingere di non attendere con indicibile impazienza di essere nuovamente sottratto al tempo e allo spazio da una ulteriore avventura dei nostri Italiens.
La citazione:
Per poco meno di un’ora il sacerdote aveva cercato di convincerci del culo che Martine aveva avuto a essere chiamata in cielo dal buon dio, mentre a noialtri poveri stronzi toccava di restarcene quaggiù a bere buoni vini, mangiare cibi deliziosi, scopare belle donne, soffrire, incazzarci, picchiarci, spararci, odiarci, amarci e volerci bene.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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