Gian Franco Orsi, già noto per aver coordinato una serie di antologie di racconti che campeggiano sui miei scaffali, regala un’altra selezione interessantissima edita dai tipi di Piemme. E se era chiaro fin dal titolo il filo conduttore di “Killers and Co.” e del memorabile “il ritorno del Duca” (omaggio ad un immortale protagonista creato dal genio di Scerbanenco), vale una rapida spiegazione il motivo dominante di questo “Seven”: tre autori che si confrontano con uno dei sette peccati capitali, per un totale di 21 racconti che affrontano temi ed emozioni diverse, forse slegati fra loro ma ciò nonostante – o, forse, proprio per questo – decisamente godibile.
A voi la mia personalissima selezione.
Per l’accidia scelgo il racconto di Diana Lama, che ci guida nel tormentato rapporto fra editor e scrittore con una storia che si fa volutamente e perfettamente “pigra”.
Impeccabile Ugo Barbàra che si dedica ad una avarizia di senso decisamente più esteso del banale attaccamento al denaro, con una intensissima storia che affonda le sue radici nei turbamenti di una adolescenza. Bellissimo.
Ottimo Diego Zandel nel descrivere un mondo non troppo fantascientifico in cui il peccato di gola è un vero crimine contro una società tutta orientata all’apparenza, in una sorta di dittatura del magro che si spinge a ipotizzare campi di rieducazione alimentare. Preveggente.
Quasi disturbante, al punto da costringere a neri pensieri, la narrazione di Patrizia Pesaresi ispirata dall’invidia, in una trama che attanaglia alle follie di una madre spingendosi fino alla denigrazione totale del soggetto amato. Terrorizzante.
Ben Pastor decide di catapultarci nel 1914 in un racconto di purissima ira letteraria: la violenza è scatenata dall’attacco al proprio mito letterario. Enciclopedico.
Ed a proposito di viaggi nel tempo, per la lussuria viro decisamente su Alan D. Altieri, che realizza un piccolo miracolo ambientando in un futuro post-apocalittico frasi e parole ricche di bramosia erotica. Intrigante.
Chiudo premiando Leonardo Gori per la storia di una rapina e dei cinquanta anni seguenti: superbia e stupidità, che fantastica accoppiata per un racconto!
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.