Ci sono libri che hanno un profumo tutto loro.
Facilissima la connessione di un simile pensiero con la madeleine di Proust, il cui profumo – oltre a risvegliare ricordi di infanzia nell’autore – ci travolge prorompendo dalle pagine de “Alla ricerca del tempo perduto”. Ma ho in mente in questo momento anche noir dal fortissimo odore di sangue, gialli caratterizzati dall’inconfondibile olezzo della paura, romanzi erotici in cui si avvertono gli effluvii tipici di un incontro amoroso.
Bene, “Malastagione” profuma decisamente di bosco. Un profumo che è inevitabile attribuire al Guccini montanaro dell’Appennino, in cui si muove un protagonista efficace dalla personlità complessa ma molto umana: il “Poiana”, questo il soprannome affibbiato al giovane forestale dalle genti del paese, abituate a battezzare come e meglio dell’ufficio Anagrafe del comune.
(En passant, meravigliosa anche la storia del nome di un altro personaggio, Adumas, figlio di un appassionato di letteratura francese che non sapeva come interpretare il puntino sulla copertina di un romanzo di A. Dumas)
Una trama che si sviluppa fra monti e case che hanno visto tempi migliori, in una indagine abbandonata da chi ne sarebbe titolare ed affidata all’iniziativa privata di chi ha davvero a cuore il territorio e le sorti dei suoi abitanti. Nessun colpo di scena, nessun indugio su particolari raccapriccianti, ma tanta, tantissima umanità e una serena attenzione all’Uomo, ai suoi dubbi e ai suoi desideri, alla sua semplicità fatta anche di cibi buoni e di grappe fatte in casa.
Ben strutturato – la mano del gran giallista Macchiavelli non delude mai – e accompagnato da qualche regionalismo che affascina, non fa rimpiangere nè Santovito, protagonista di una serie di gialli dei nostri, nè l’ambientazione di piena Resistenza che contraddistingue le loro pagine migliori.
Nota di merito finale all’immagine di copertina: dopo una serie di scelte che mi hanno lasciato un po’ perplesso, mi tocca promuovere gli editor Mondadori. La trovo bellissima e molto adatta.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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