Commedia demenziale, di quelle c.d. all’americana, con un evidente rimando al passato (tributo o plateale e meno riuscita imitazione, non si sa) ma che funziona (ed anche questo è un mistero). Appartenente al genere che posiziono sulla linea di confine della mia (tutta personale) sopportazione, questa è una di quelle pellicole che vorrebbero farti sganasciare dalle risate e nel mentre indurti a riflettere su tutti i temi più importanti della vita (l’amore di coppia, amicale e familiare, l’importanza degli affetti, del rispetto, della dignità umana, il rapporto con la solitudine, la morte e chi più ne ha più ne metta). Nulla da fare, non riescono a coinvolgermi e convincermi sino in fondo!
Opera di Todd Phillips che per replicare il successo ottenuto con “Una notte da Leoni”, questa volta ci propone il più classico dei plot ma con un duo comico inedito, Robert Downey Jr. – il perfettino e Zach Galifianakis – il folle. I due si scontreranno per caso in un aeroporto e, grazie ad una serie di equivoci, si troveranno a dover condividere la classica traversata da Est ad Ovest, rigorosamente on the road (se si finisce in una lista no fly non c’è alternativa!), senza soldi e con l’immancabile detour al Gran Canyon (“papà ne sarebbe stato tanto contento”…) per approdare a Los Angeles. E, come vuole la tradizione, coloro che inizialmente non si sopportavano diventeranno grandi amici. Insomma, due uomini, uguali e contrari, ma fondamentalmente buoni che impareranno l’uno dall’altro.
Ok nulla da eccepire. Forse è tutta questione di differente sensibilità culturale (anche se ne dubito posto che una sardonica penna dell’ L.A. Times l’ha definito un « travelling without moving ») , ma fatico a ridere e trovo forzato, innaturale e un po’ presuntuosetto dirmi quando e come debba riflettere, soprattutto se ho voglia di commedia. Niente paura, dall’ilarità generale dei presenti in sala, direi che io appartenga al gruppo minoritario dei così detti polemici, quindi non lasciatevi impressionare ;)
Robert Downey jr è in forma (e lo sapevamo già), la plasticità della sua mimica facciale è convincente ed è (chissà perché) credibile nei momenti in cui è strafatto; ho invece il dubbio che Zach Galifianakis non sia riuscito a superare il personaggio precedente e/o ad andare oltre il beneficio concessogli dal vantaggio fisico (la sua silhouette è di per sé comica!); mentre è sempre un immenso piacere inciampare in inaspettati camei di Juliette Lewis, qui meravigliosamente madre-erborista-imprenditrice.
Consigliato a chi abbia la risata facile, ami la cinematografia demenziale, a coloro che subiscono il fascino di Robert Downey jr, a chi non ha grandi aspettative, a quelli che apprezzano le battute politicamente scorrette (peraltro mai con affondi eccessivi) e soprattutto non temono scivolate nel dubbio gusto. Requisito imprescindibile non ricordare John Hughes e “Un biglietto in due”, quindi diciamo… dovete essere nati dal 1980 in poi. Gli altri? Beh, entrate in sala a vostro rischio e pericolo, potrebbe risultarvi la versione insipida di un dejà vu.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
Forse il titolo del film più appropriato sarebbe stato allora Parto in folle?