Ammetto che diversamente dal solito, mi sono informata. Motivo? Non credevo possibile che fosse stato scritto un libro pessimo al punto tale che neppure dei nomi altisonanti non potessero trarre una pellicola godibile. Sembra, e ripeto sembra (io non mi sogno minimamente di prendere in mano la versione cartacea di questa storia*), che il testo sia idoneo a far diventare narcolettico un 80enne sofferente di insonnia. Ebbene, non pensiate che col film vada meglio: sembrava di assistere ad un noioisissimo ed interminabile documentario sui… fossili! Al termine della visione, ero letteralmente sfinita a causa della fatica a rimanere lucida. In totale, credo che le battute uscite dalla bocca del protagonista siano state 20 e pressoché tutte inutili, la metà delle quali includevano il seguente scambio: “sei americano?” “si, sono americano”
Che fosse un inno al cinema muto che la sottoscritta non ha compreso?
Fatto sta che ho visto un George Clooney sottotono, nonostante le molteplici flessioni; dallo sguardo disorientato, nei panni di un improbabilissimo serial killer; in fuga da alcuni colleghi per qualche oscuro motivo, prima di trovare rifugio in una amena località abruzzese. Incredibilmente un così grande attore non riesce a dare alcun valore aggiunto all’opera.
Protagonista femminile una rigida ed inespressiva Violante Placido, che interpreta l’ennesima prostituta che riesce a realizzare la favola: da un lato, far emergere e redimere l’uomo che si cela dietro la maschera e dall’altro, fa riscattare la donna presente anche in una… mignotta. Ma che barba! E non è finita qui. Ho il timore, infatti, che vi fosse la pretesa di realizzare un film sulla redenzione, posto che il terzo personaggio era un prete in pace con la realtà e con l’abito indossato nonostante i requisiti per portarlo non fossero tutti presenti.
Ora, ammettiamolo, Anton Corbjin viene considerato un genio (non dalla sottoscritta ma facciamo finta di nulla), a maggior ragione stupisce quindi che, nonostante la sua esperienza nella fotografia e nel mondo dei videoclip ad alto budget, il lungometraggio sia stato scadente anche su questo fronte. Paesaggi abruzzesi quasi anonimi, architetture trascurate e le persone mai caratterizzate. Secondo l’intervista rilasciata dallo stesso, la pellicola sarebbe un atto di amore verso l’Italia, che però non viene mostrata, ed un aiuto al turismo abruzzese abbattuto da terremoto, terra che però non appare molto riconoscibile. È la solita cozzaglia di luoghi comuni: un’Italietta grottesca e pure tappezzata di mille e mille cabine telefoniche ancora perfettamente funzionanti. Incredibilmente, il regista spocchiosamente lo definisce un moderno western, bah….
Se siete alla ricerca di un film d’azione, sarà meglio cambiare aria. Questo non fa per voi! Siamo di fronte all’inno alla lentezza. Certo, lo possiamo considerare una cartolina sulla bellezza del nostro Paese, ma è impossibile sorvolare sulla totale mancanza di empatia verso i personaggi che stancamente passano davanti ai nostri occhi. La realizzazione fatta tutta di riflessioni, attese, bei paesaggi e poi ancora riflessioni, attese, bei personaggi, senza il minimo guizzo in grado di sollevare la vicenda, è ben poco digeribile. E lo stile spy-story anni ’60, che evidentemente questo film ricerca, non risulta riuscito appieno, quindi dobbiamo consolarci con i campi lunghi che valorizzano il paesaggio, con la presenza di Violante Placido in tutto il suo (nudo) splendore e, infine, ringraziando di aver abusato meno del solito del folclore italico.
(*N.d.Alf: Io, ahimè, si. E devo confessare che si tratta dell’unica lettura del 2010 che, dopo aver tenuto inutilmente impegnato un segnalibro per mesi, ho deciso di abbandonare. Ne ho un ricordo confuso, rabbrividente, avvolto nella nebbia, come un ubriaco che si ritrova a letto con le scarpe ai piedi e non ricorda minimamente come ci sia arrivato. Ma mi sento di garantire che fosse almeno leggermente più ritmato del film che ne è stato ricavato…)
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
# 1
Analogamente alle zanzare nel ciclo alimentare questo film nella sua pochezza vi ha stimolati alla produzione di questa chicca di recensione una e trina.
Di FPU (inviato il 21/01/2011 @ 00:36:14)
# 2
grazie da parte di A.
Di Anonimo (inviato il 22/01/2011 @ 03:22:56)
# 3
Mi raccomando, continuate così: queste recensioni son troppo belle da leggere!( ovviamente ci aiutano anche nella scelta del film.)
Di Max (inviato il 23/01/2011 @ 16:56:30)
# 4
Max, grazie del supporto! Effettivamente i cine-lunedì stanno diventando appuntamento quasi fisso…dovremmo pensare ad un cineforum, che dici? ;)
Di V. (inviato il 24/01/2011 @ 10:08:09)