Recensione La Sparizione, ultimo giallo svizzero di Andrea Fazioli

Ci sono personaggi destinati a diventare talmente ingombranti da annichilire lo spessore di chi li ha immaginati, plasmati, rinchiusi in una pagina scritta.

La serie che ha per protagonista Elia Contini – e di cui “La Sparizione” rappresenta al momento l’ultimo capitolo – mi ha finora regalato delle bellissime sensazioni giallistiche, ma sarei sorpreso e dispiaciuto se finisse per limitare il talento – perchè di talento si tratta – di Andrea Fazioli, giovane scrittore, giornalista, insegnante italo-svizzero.

“La sparizione”, dunque, ripropone la figura di Contini, perfettamente diviso fra la sua natura decisamente misantropa (rappresentata dalla casa immersa nelle montagne, e dalla caccia fotografica alla volpe) e la necessaria socializzazione di città. Un Contini che ha abbandonato il mestiere di investigatore privato e si mantiene con qualche pezzo sul giornale locale, in una solitudine cercata e mai del tutto abbandonata inserita in una trama che celebra l’essenza stessa della scomparsa, dell’assenza di contatti, dello sfiorire di un ricordo. Una trama in cui emerge la figura di Natalia, giovane studentessa colpita dal trauma della perdita del padre prima e dall’omicidio della madre immediatamente dopo. Una combinazione che la porterà a non riuscire più a parlare, e che cosa più della mancanza di parola può simboleggiare perfettamente la solitudine?

Tra Contini e Natalia, o meglio intorno a loro, si muovono personaggi piccoli per moralità e spessore, descritti con quella leggera ironia tipica di Fazioli che non scalfisce minimamente la veemenza della denuncia, ed anzi la rafforza. Prova ulteriore della capacità dell’autore di muoversi su scenari anche molto differenti, e che mi fa ben sperare in funzione dell’esortazione iniziale: Andrea, non farti pervadere unicamente dalla lieve ma invadente presenza del Contini, e regalaci anche qualcosa di diverso!

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