Ad ogni uscita di un nuovo lavoro di Woody Allen, i commenti abbondano e gli opinionisti si dividono come vuole la consuetudine tra oppositori per partito preso ed eterni adulatori. Ora, la cosa più saggia prima di tacere sarebbe dirvi: fate mente locale, A, B e C, ossia i vostri neuroni adibiti al moto a luogo, rispondono ai comandi? Ottimo, allora alzate i tacchi, sfidate le intemperie e fate un favore a voi stessi, concedetevi due ore in compagnia dell’unico regista americano che gli europei stimano incondizionatamente e valutate da soli!
Ma, mettiamola così, sono femmina, secondo gli scienziati ho la necessità di esprimere ben ventimila parole al giorno in più rispetto ai maschietti e quando fiato spesso cito spudoratamente i film di Mr. Allen, quindi oggi ho deciso impegnare il mio esubero lemmatico parlandovi di “Incontrerai l’Uomo dei tuoi Sogni”.
Il titolo, soprattutto l’originale (“You will meet a Tall Dark Stranger”); la shakespeariana citazione d’apertura (“la vita è rumore e frastuono che non significa nulla”), la calda fotografia un po’ retrò che come di consueto ci abbraccia, ed un cast superlativo che recita come si suol dire “alla Woody Allen”, non possono che ben predisporre il pubblico.
Antony Hopkins, eletto ad alter ego del regista, raggiunge la perfezione nel chiedere 3 minuti per consentire al viagra di svolgere le sue funzioni; Josh Brolin, non essendo alla prima esperienza con il regista, sa perfettamente come far trascinare e sbavare dietro al vicinato il suo personaggio; un decisamente maturo Antonio Banderas fa quasi tenerezza nel suo essere sentimentalmente out; e Gemma Jones con tutte le sue scaramantiche dipendenze da maniaco-depressa è insuperabile (sento profumo di premi…).
Ma, sono presenti non uno bensì tre MA.
Il primo è Naomi Watts e la sua recitazione che mi è parsa la meno convincente e soprattutto mi ha fatto sorgere il dubbio che la doppiatrice sapesse interpretare meglio di lei la volontà del regista. Quindi premio il doppiaggio, che ci ha fatto ricordare il personaggio di Lee (Barbara Hershey) ed in generale le figure femminili di “Hannah e le sue Sorelle”, mentre rimando a settembre la Watts.
Il secondo punto debole è la bambolona, tanto stupida quanto statuaria, interpretata da Lucy Punch che se da un lato non ci ha per nulla fatto sentire la mancanza di Nicole Kidman, dall’altro ci ha riportato alla memoria Mira Sorvino e la “Dea dell’Amore” e questo non va bene (o forse qui si che è “colpa” del doppiaggio?)
Credo però che per molti il vero problema sia che questa è un’opera che potremmo definire “Woody Allen standard”. Assistiamo con ironia alle vicissitudini emotive di una famiglia, due generazioni a confronto con le loro debolezze e manie. I tipici problemi della maturità alle porte, che mal si sposa con la sempre verde joie de vivre, e le coppie di 35/40enni allo sbando destinate a sfasciarsi e ad incasinarsi da sole. L’unico sollievo sembrerebbe arrivare dalle piccole e grandi illusioni quotidiane.
In un una società in cui il pubblico ha costantemente fretta, è sempre più esigente e capriccioso, che dopo due anni non trova meraviglioso neppure più il 3D, ma pretende non so che altro, la maggioranza non rimarrà soddisfatta. Si è infatti già abituata al sottile, molto ebreo e decisamente colto sarcasmo ed ora vuole di più. Ciò di cui non tiene conto però è che gli uomini e le loro emozioni sono l’unica cosa che non cambieranno mai e che nella loro ripetitività sono ogni volta unici. Questo è il motivo per cui attenderò con impazienza il prossimo appuntamento infischiandomene che il Genio superi o meno sé stesso.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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