Questa non è una recensione, è una dichiarazione d’intenti: andrò a prendermi il cd dei Plan de Fuga. Era un po’ di tempo che ascoltavo  in radio il loro singolo “Twice”, ed avevo capito, non senza una certa sorpresa se si considera il nome, che erano italiani. Ma da dove saltano fuori? e le altre canzoni come sono?

La fine dell’anno non è esattamente il periodo più libero che ho, così per un po’ mi è rimasto il dubbio…ma finalmente ieri, complice il ponte (che comunque non ho fatto) e un po’ di tempo per gli affari miei, mi sono potuto dedicare alle ricerche. Grazie al loro sito internet ed al sempre provvidenziale Youtube è stato possibile farmi in breve una cultura. Scopro così che la loro è una storia comune a quella di tante altre band: suonatori bresciani già piuttosto esperti che nel 2005 si riuniscono per fare musica loro. Solo che ‘sta volta ci riescono. Si autoproducono un demo di 6 pezzi che riescono anche a vendere ai concerti. Vincono un concorso e continuano a suonare in Italia e all’estero, e (pensa un po’!) riescono anche ad incidere un album e farsi mettere sotto contratto da un’etichetta indipendente, la About Blank! Vi sembra poco? Beh, il loro disco è uscito a gennaio del 2010 e io me ne sono accorto dopo un anno ma…me ne sono accorto!

La voce graffiante di Filippo De Paoli e il loro (cito) “rock contaminato da influenze pop, funk e dark, con varietà stilistica ed ampi spazi a passaggi strumentali” mi hanno decisamente colpito. Le melodie passano da uno strisciare sinuoso a balzi felini, ci si muove fra il ritmo funk di “Decadence” e l’oscurità di “Never a Need”, fino al singolo “Twice”, che unisce originalità e immediatezza. Il tutto sfornato con una grande maestria strumentale, stacchi sempre puntuali ed una coerenza di fondo di tutto il lavoro. Li vedrei bene in un bel tour europeo con gli scozzesi Biffy Clyro, che ricordano un po’ per maturità compositiva e atmosfere alternative.

Che dire…la musica rock e alternativa italiana esiste ed è in buona salute: I PdF, Marta sui Tubi, il nostro Jack Jaselli, i 3 allegri ragazzi morti…gli esempi non mancano ma ahimè, sono sempre troppo pochi! Di certo tra le centinaia di band che suonano in giro per la penisola si nasconderanno altre decine di gruppi originali e che meriterebbero un pubblico più ampio, pur dedicandosi ad un genere che capisco sia di nicchia. Io ne conosco personalmente più di una, soltanto qui a Milano. Ma il mercato discografico, i locali e – ammettiamolo – il pubblico probabilmente non sono pronti. Ed è un vero peccato, fermo restando che non ho nulla contro Marco Carta o Eros Ramazzotti, se non che probabilmente non rappresentano l’intero universo musicale. Per parafrasare Dylan Dog (che probabilmente a sua volta  citava qualcun altro..): se il mondo musicale italiano ci desse solo gruppi come i PdF sarebbe triste, ma se non ce ne desse mai neanche uno sarebbe molto più triste!

Ed ora scusatemi, devo uscire a comprare In a Minute.