Cinema: Mega Shark vs Giant Octopus visto in PROFONDITA’

Non sapevo che la riproduzione in laboratorio dei feromoni fosse verde fluo, e voi? E che gli animali preistorici intrappolati nei ghiacci sin dalla notte dei tempi potessero risvegliarsi come se avessero solo fatto un breve riposino pomeridiano? Che avessero addirittura una memoria storica e potessero riprendere la routine quotidiana come se nulla fosse accaduto, soprattutto ricordando una sensazione quale l’odio?
Eh già ho appreso pure che squali e piovre son dominati dalle emozioni e sono onnivori ben più degli esseri umani! Durante una tranquilla boccata d’aria con il colpo di reni giusto posso raggiungere gli aerei in quota e, perché no, se di passaggio, anche ingollarne uno in un sol boccone; mentre quando si infuriano, oltre a triplicare la velocità (quando si dice “aver le palle girate”…), si cibano di mattoni, calcestruzzo, metalli vari e pure qualche umano se rimasto nei paraggi.

Per fortuna che, quando necessario, c’è sempre un manipolo di scienziati “rinnegati” che non aspettavano altro che un insensibile agente governativo, impersonato dal redivivo, ben pasciuto, Lorenzo Lamas, li rapisse e imponesse loro di salvare il mondo – evvai! Fanno da immancabile cornice un quantitativo di tramonti che definire eccessivo è riduttivo e sguardi pseudo-sdolcinati da rendere doveroso un ringraziamento ai doppiatori, dato che l’assenza di recitazione va ben oltre le aspettative.

A. aveva ragione, questo è decisamente un imperdibile trash movie in cui non mancano neppure le citazioni colte, tratte niente di meno che da “il Giulio Cesare”. Ovviamente sono talmente a sproposito da far venir voglia di resuscitare Guglielmo, soprattutto se sono preludio e sfondo di cori da stadio durante una improponibile battaglia ittica a dir poco indescrivibile, quindi credo che il miglior modo di lasciarvi sia di dare  voce al ben più genuino ed esilarante tifo di Alf

Che fai quando sei davanti alla televisione e sullo schermo si sfidano uno squalo cresciuto ad omogeneizzati scaduti fino a raggiungere le dimensioni di una penisola ed un calamaro che per cucinarlo ci vorrebbe padella grande più o meno come l’Australia?

Semplice: empatizzi e stabilisci quale dei due ti sia più simpatico. Nel mio caso, decisamente il pesciolone.

Così succede che quando ritrovano sulla spiaggia una balena morsicata da una dentatura esagerata, ti senti orgoglioso del tuo piccolino.

E quando – nelle scena cult del film, tanto da essere ritratta su una maglietta – il nostro predatore d’adozione banchetta con un paio di arcate di un ponte in ferrovetro, beh, fatico a trattenere la commozione: il mio bebè sta crescendo, e ha messo su i primi dentini (e che dentini!)

L’altro, quello tentacoloso con l’occhio di una seppia fritta, comincia a starmi decisamente sui maroni, perchè ha molto meno stile: agita quelle braccine infinite con la grazia di un frate di clausura scaraventato su una pista da ballo, e la stessa eleganza di un breakdancer ubriaco e affetto da spasmi muscolari. Vuoi mettere con l’eleganza di una pinna alta come un palazzo di sei piani, che fende acque oceaniche a velocità da Formula 1?

E quando si giunge all’inevitabile scontro finale – largamente annunciato da una trama non propriamente imprevedibile e dal titolo della pellicola – mi ritrovo a fare un tifo dannato, godendomi ogni colpo basso del mio nuovo eroe ed accompagnandolo con cori da stadio (gettonatissimo il refrain “E la mamma della piovra va in vetrina ad Amsterdam”).

 

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