MFF 2010 – Retrospettiva Jim Jarmusch: THE LIMITS OF CONTROL

Teatro gremito di curiosi che come me volevano vedere l’ultima pellicola di Jim Jarmusch per comprendere come mai in Italia, nonostante avessero acquisito i diritti, non fosse stato distribuito nei cinema? Probabile, soprattutto dopo aver letto sulla stampa virtuale un egual quantitativo di elogi e stroncature. Di certo non lascia indifferenti.
Con il mio bagaglio di pregiudizi avevo fatto pure una scommessa sul tempo massimo di permanenza in sala  – tra i 15 ed i 40 minuti – fatto sta che siamo rimasti tutti sulle nostre seggioline sino all’ultimo fotogramma di questo viaggio di un silente killer che, partendo dalla Francia, attraversa la Spagna per compiere la sua missione che lo spettatore scoprirà solo alla fine. I mezzi di trasporto cambiano a seconda dei luoghi, la luce e gli abiti di conseguenza, le famme fatale che forniranno i tasselli del puzzle pure. Thriller incorniciato da una fotografia superlativa, con dovizia di particolari quasi ossessiva, che cattura per due ore lo spettatore talvolta fuorviandolo con indizi fasulli.

Pregevoli camei di varie star hollywoodiane che bilanciano la tanto silenziosa quanto ingombrante presenza del protagonista, interpretato da attore sconosciuto ai più. Tante le citazioni, anche autoreferenziali (secondo uno spettatore in sala, l’abbigliamento era il medesimo diGhost Dogs – particolare che non son riuscita a verificare, che Youtube non riproponga i fotogrammi giusti?),  strumenti musicali in legno dominanti che fanno da spalla ai tanto loquaci contatti del nostro protagonista. Se Stranger Than Paradise proponeva l’America vista dallo straniero, in questa pellicola lo straniero è l’americano che attraversa l’Europa, anzi la Spagna. I temi cari al regista vengono riproposti, ma con evidente maggior maturità rispetto al passato (Dead Man più volte è riaffiorato nella mente). Comprendo che agli europei abbia infastidito che un figlio della terra natia dei film fracassoni sia riuscito a fare una pellicola all’europea, così come che agli americani sia sembrato troppo criptico e lento. Fatto sta che non si è udito neppure uno sparo e alcuni hanno sentito profumo di Leconte…

 

Nota di Alf: In questi ultimi mesi di visioni un po’ più continue di pellicole, mi sono convinto di una banalità assoluta: in un film, ognuno vede un pochino di se stesso, delle sue esperienze, della sua storia. Della sua sensibilità. The limits of control è stata una visione intensa e piacevole, in cui ho apprezzato – e qui conta molto la passione – un aspetto in particolare. Ho osservato infatti quasi stupito ogni scena, accorgendomi che Jarmusch ha utilizzato continuativamente regole d’oro che ho imparato a ricercare (prima) e applicare (dopo) in fotografia: diagonali, uso particolare delle cornici, regola dei terzi. Per molti che frequentano l’arte cinematografica non sarà una sorpresa; per me lo è stata, e ne sono felice.

 

View Comments (1)

  • # 1
    grazie V per i reportage dal MFF. Sono stati utili, anche se non ho potuto esserci come avrei voluto. Oggi e domani siamo al gran finale....chissà!
    Di cineamatore (inviato il 18/09/2010 @ 14:01:55)

    # 2
    Cineamatore grazie a te della fiducia! Contenta che i miei cine-deliri siano stati di qualche utilità. A domenica per i commenti sui vincitori :)
    Di V. (inviato il 18/09/2010 @ 18:42:30)

    # 3
    Devo riconoscerlo...pronto a sentenziare stile Fantozzi che i film di JJ meritano un giudizio analogo a quello della famosa corazzata Potemkin e che l'occhio della vedova e il montaggio analogico c'hanno un filo scassato...beh, devo fare ammenda. The limits of control è un bel film, che cattura l'attenzione, affascina lo sguardo e fa pure sorridere. Insomma un piacere di più di un senso!Quanto ai vincitori, sono rimasto deluso dall'apprendere sul sito del Milano Film Festival degli esiti infausti delle mie pellicole (lunghe e corte) preferite e dell'inutilità dell monetine di rame versate nelle casse, anzi nelle cassette.
    Di FPU (inviato il 21/09/2010 @ 23:11:48)

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