Serata inaugurale ricca di  imprevisti, nella consueta “aula magna” del Teatro Strehler, che devo ancora capire se faccia (da vera prima donna) i dispettucci ai propri ospiti oppure se l’emozione fosse eccessiva posta la zoppicante partenza in una sala non gremita, coronata da applausi molto ovattati, interesse per i lungometraggi inferiore allo scorso anno (quando ci si picchiava per entrare in sala), percentuale di abbandoni durante la proiezione altissima e smarrimenti di microfoni e sottotitoli piuttosto frequenti.

Il primo lungo in concorso, ROBERT MITCHUM EST MORT, presentato come “road movie comico e radioso”,  racconta il viaggio di “un attore ed il suo produttore verso il circolo polare artico”, in una cornice ricca di rimandi al cinema che fu. In effetti esso ha ben comunicato il costante calo della temperatura e la crescente tristezza dell’essere umano che facilmente diventa ridicolo e/o patetico. Ma la cosa migliore rimangono i paesaggi del Nord mostrati (per essere un’opera prima,  la fotografia è b u o n a !) e non la storia. Mettiamola così, gli evidenti richiami al passato, soprattutto alla filmografia francese, ma non quella esilarante e ben ritmata che nell’ultima decade ci ha fatto riavvicinare al cugini d’oltralpe(!), fanno riaffiorare nella memoria quei polpettoni ricchi di interminabili silenzi che dovrebbero essere carichi di pathos, ma (ahimè) ai più fanno venire solo un grande sonno.