Mks riesce sempre a prendermi in contropiede, dopo la passionale ma pur sempre stroncatura che ha riservato a La Finestra sul Cortile  temevo che con Casablanca usasse la roncola! Invece no. E di nuovo non posso aggiungere nulla perché, in questo caso, con poche frasi è riuscito a trasmettere tutta la magia che solo i film in bianco/nero riescono oggi come allora a comunicare ed alla quale personalmente non riesco facilmente a rinunciare, perché –ammettiamolo- per un paio di ore ci si sente sull’isola che non c’è…

V.

 

MORALE:

NON ANDATE A CASABLANCA DURANTE LA 2a GUERRA MONDIALE.
 
(SPECIE SE CI SONO ANCHE I NAZISTI E NON SIETE INDIANA JONES…)

 

Innanzitutto la solita premessa, che mi farà apparire noioso: guardare un’opera di qualche decennio fa comporta (quantomeno) il tentativo di liberare la mente da ciò che siamo abituati a vedere, da paragoni di qualsivoglia genere, da preconcetti e quant’altro, soprattutto se ciò che andiamo a vedere è un film “cult”, questo perché potremmo porci dinanzi ad esso con aspettative esagerate, con il rischio di farcelo apprezzare molto meno. Premessa chiusa.
Il titolo di ciò che ho da poco visto potrebbe far pensare ad un film di nicchia appena girato sul tema dei viaggi per cambiare sesso….. e invece no, perché una volta il nome “Casablanca” evocava anche un film culto con protagonisti Humphrey Bogart ed Ingrid Bergman. Beh, io è di quest’ultimo che parlo.

Gran bel film. Gli italiani un pochino maltrattati, ma ci può stare, contestualizzando la storia al tempo della Seconda Guerra. Io consiglio di vederlo, perché ha una storia carina, che se può sembrare un minimo stereotipata è solo per le innumerevoli citazioni successive al film o alle opere ispirate allo stesso.

La “voce” introduttiva fa un po’ sorridere: sembra una di quelle pompose celebrazioni dell’epoca del regime….
Per il resto, elemento di grande spessore è la caratterizzazione dei personaggi. In particolare, ovvio, dei due protagonisti, in cui lo spiccato cinismo di Bogart trova nella storia la sua radice, della Bergman, in cui siamo comunque distratti dal suo fascino; ma anche del capitano della polizia, personaggio ben costruito e con una certa personalità.

Quindi, ripeto, se si è tra i pochi, come me fino a poco tempo fa, a non averlo ancora visto, vale davvero la pena rimediare.

In fondo, se si giudica un film da quel “qualcosa” che ti lascia (se c’è), ed io così faccio, questo ritengo che lasci dentro qualcosa.
Ah, dimenticavo i dialoghi: davvero, davvero belli! Non è un caso se ci sono almeno sei frasi che sono tra le 100 più citate nel cinema…. e “suonala ancora, Sam” non è nemmeno ai primi posti! Bellissima poi, e “ad effetto”, la frase finale del film.

P.S. dopo aver visto “La finestra sul cortile” ed ora “Casablanca”, non posso fare a meno di notare che le (grandi) attrici del passato (Grace Kelly, qui Ingrid Bergman, ma come dimenticare Audrey Hepburn…) avevano decisamente tutt’altro fascino