Recensione Baol di Stefano Benni: un capolavoro assoluto

La copia che ho tra le mani risale al 1990, e fu il mio primo Benni. A proposito, forse è il momento di confessarlo: Oscar, te l’ho fregato io, quindi – a venti anni esatti di distanza – puoi smettere di cercalo.

Se c’è un libro che ha subito la pressione di mille pupille, è proprio questo: non sono un avversario delle nuove tecnologie – come sarà facile immaginare, in fondo non sto scrivendo su una pergamena – ma devo ammettere che quando sento disquisire di e-book e simili, beh, il mio pensiero corre proprio a queste 152 pagine di cui ho amato, amo ed amerò ogni singola sillaba, e alla sua carta che sta ingiallendo senza smettere di accompagnarmi a letto almeno un paio di volte all’anno. E che i profeti del “Cosa rileggi a fare, se sai come va a finire?” chiudano immediatamente il browser, perchè questa è una elegia del piacere della ri-masticazione, della sorpresa di frasi che conosci a memoria e fanno ancora sorridere, dello stupore di piccoli particolari che non avevi notato e che scopri con qualcosa di vagamente simile ad una forma di commozione.

Bedrosian Melchiade, uno dei personaggi più riusciti nella storia recente della nostra letteratura, è un mago Baol, e già qui ci sarebbero da spendere decine di capoversi a raccontare quella che è una vera e propria filosofia. Ma finirei per fare un torto a chi non abbia ancora avuto tra le mani questa piccola meraviglia, fatta di comici in pensione, un Gerarca dittatore televisivo, una guerra finta, una avvizzita pornostar, il concorso “Chi ha abbattuto l’aereo?”, il Pubblico Adorante, gli Archivi segreti della Reatà nascosta, un ex campione di catch.

Vi lascerò a qualche citazione, e con una certa fretta: per selezionarle ho dovuto riprendere in mano Baol, e non vedo l’ora di stendermi sul divano e ridere, indignarmi, pensare.

Le citazioni:
“I suoi cocktail leggendari sono: Anagrafe, Rappresaglia e Menedaunàl.
Anagrafe è così detto perchè se ne bevi più di due, dopo devi andare all’anagrafe per sapere chi sei. Rappresaglia sono venti parti di grappa italiana per una di grappa tedesca. Poi c’è il Menedaunàl. Favoloso, Dopo averlo bevuto ti viene sempre voglia di fare il bis. Allora chiedi, appunto: “Me ne dà un al…”. Ma nessuno ha mai finito la frase, si schianta a terra prima.”

“La lampadina della mia camera d’albergo si è fulminata, o forse si è uccisa.”

“Uno non può fare l’eroe tutta la vita. Anzi, il più delle volte non può farlo per più di 10 minuti. Certo, in quei dieci minuti si vedono le cose diversamente.”

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