Devo confessare che, fino a qualche ora fa, non avevo mai percorso i magnifici corridoi del museo Poldi Pezzoli. Ho una sola scusante: non avendo frequentato le scuole dell’obbligo nel milanese, non ho potuto esercitare il diritto alla visita che, mi raccontano i colleghi, sorgeva inesorabile in almeno uno dei tre anni di media inferiore.

È con un certo piacere, quindi, che ho approfittato della serata “Musei aperti in città”, che ha coinvolto la Pinacoteca di Brera, la Galleria di Arte Moderna di Villa Reale, la Pinacoteca Ambrosiana e, appunto, il Poldi Pezzoli in una apertura straordinaria dalle 18 alle 22 con ingresso gratuito.

Dopo una discreta coda (di cui mi son giovato per terminare la lettura de “Il nipote del Negus” di Camilleri, seguirà recensione) mi sono dato del cretino e – parallelamente – mi sono lasciato conquistare dalla atmosfera e dai due piani delle collezioni esposte. Potendo solo immaginare, e dedicando tutta la mia fantasia a questo scopo, come dovesse apparire questa straordinaria casa-museo prima che fosse bombardata nel 1943, con soffitti e lucernari ritratti da immagini d’epoca e ormai persi per sempre.

Cito a caso dalla Moleskine per invogliare chi, come me, non ne abbia approfittato in passato: Botticelli, Pollaiolo, Mantegna, Tiepolo, Michelangelo, Piero della Francesca, e via dicendo.

Non sono particolarmente devoto, e nella normalità dei casi piuttosto freddo di fronte a rappresentazioni iconografiche religiose, ma sono costretto ad una confessione: la “Madonna del Libro” di Botticelli mi ha inchiodato per qualche lunghissimo minuto. Potenza dell’arte in un mercoledì sera qualunque, al Museo Poldi Pezzoli di Milano.

Botticelli Museo Poldi Pezzoli