Premetto di essere sempre piuttosto prevenuto verso le mostre sviluppate sul richiamo del grande nome non-fotografo: la mia prima reazione si muove sempre nello spettro compreso fra l’ottimistico “ma ci sono ottimi giovani fotografi, dare spazio a loro?” e il più popolare “a ognuno il suo mestiere”.
Quando uno si sbaglia, però, cazzarola, lo deve ammettere: in realtà, sarebbe stata sufficiente una minima raccolta di informazioni per scoprire come l’opera fotografica di Stanley Kubrick si è sia sviluppata ben prima della sua consacrazione come genio del cinema, e su un fronte di prim’ordine: negli anni dell’immediato dopoguerra, infatti, Kubrick pubblicò i suoi reportage fotografici su “Look”, una rivista che contendeva a “Life” la palma di più venduta negli States, arrivando a tirare più di tre milioni di copie.
La mostra propone una selezione di circa 200 scatti selezionati fra i negativi recuperati presso gli archivi della Library of Congress di Washington e del Museum of the City of New York, e racconta di un autore in grado di sviluppare una propria cifra stilistica, pur conscio delle lezioni dei maestri suoi contemporanei e passati. Una visione personale, assolutamente intrigante e lontana dal banale documentarismo, che emerge nella presentazione di nove reportage che raccontano di una New York umanissima, di un’America da boom economico e sprerequazioni sociali. Su tutti, il racconto della vita di un lustrascarpe, ritratto nella sua quotidianità fatta non solo di elemosima ma di giochi, sport, aneliti di libertà, ed un meraviglioso viaggio dietro le quinte di un circo.
Da cinefilo non particolarmente attento ho forse il vantaggio di non provare a legare artificiosamente l’attività di fotoreporter (nella più nobile accezione del termine) alle successive interpretazioni del regista; è stato però inevitabile domandarmi se il proseguimento di una carriera con reflex in mano non avrebbe prodotto una carriera da maestro della fotografia, e se non ci troveremmo oggi a discutere di un vero genio della fotografia. Motivo in più per riportare una frase tratta da un’intervista rilasciata da Kubrick proprio sulla tematica cinema-fotografia:
“La fotografia certamente mi fece compiere il primo passo verso il cinema. Per girare un film interamente da soli, come feci inizialmente io, si può non saperne molto di tutto il resto, però bisogna conoscere bene la fotografia”.
Ulteriore, dovuta nota di chiusura sull’organizzazione della mostra: al Palazzo della Ragione di Milano si continuano a vedere ottime esposizioni, perfettamente illuminate e ben accompagnate da testi esplicativi, con la chiccha di un tavolo + divanetto per la consultazione del catalogo posto a metà mostra. Davvero complimenti.
Informazioni utili:
Mostra: “Stanley Kubrick fotografo. Gli anni di Look (1945-1950)”.
Milano, Palazzo della Ragione, dal 16 aprile al 4 luglio.
Orari: da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30, giovedì dalle 9.30 alle 22.30, lunedì dalle 14.30 alle 19.30.
Ingresso: 8,50 euro, ridotto 7 euro
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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