Ci sono segnali che non vanno assolutamente trascurati. Tipo che è sabato e alle 7.05 suona la sveglia che ti sei dimenticato di disabilitare per il week-end. E che appena accendi la luce sul comodino la lampadina si fulmina con una sorta di scoppio che farebbe l’invidia acustica di un moschetto 91.

La giornata di arricchisce nel pomeriggio, quando vado – ore 14 – dal dentista (ok, questa me la sono voluta), e torno a casa di corsa perchè c’è la partita della Triestina da vedere. Ovviamente in metropolitana mi si avvicina una simpatica coppia di turisti a caccia di informazioni su come arrivare in Montenapoleone, e non agevola il fatto di avere mezza bocca sotto anestesia. Posso immaginare che mi abbiano preso per un personaggio bizzarro, che cercava disperatamente di far capire loro che stavano procedendo nella direzione errata, ma senza utilizzare vocali aperte. Qualcosa tipo “ate ndando esso Sesto Mreli, ovet ambiare eno”. Credo abbiano impotizzato di darmi qualche monetina, ma era la mia fermata e la performance non ha raccolto nessun finanziamento.

Salgo a casa, mi accomodo mollemente sulla poltrona, allungo i piedi, nascondo tutti i pacchetti di sigarette perchè dopo il dentista non si può fumare, e mi godo la demolizione della mia squadra del cuore che ne prende 3 in casa dal Frosinone.

A questo punto, la saggezza porterebbe a inumarsi a letto con due libri belli e aspettare che tutto finisca rapidamente. E’ in quel momento che mi rendo conto che le vettovaglie disponibili in casa si sono pericolosamente ridotte. E’ necessario fare la spesa, e di sabato pomeriggio: una situazione in cui ho visto clienti fare provviste sufficienti a superare un inverno ad Anchorage, Alaska.

Entro al super, ovviamente c’è un gran casino, mi armo di pazienza e cestello e comincio a vagare per i corridoi.

Sezione: Carne. C’è un signore che palpa accuratamente tutti i petti di pollo, un altro che controlla il grado di consistenza delle salsicce, con gusto da analizzare da un punto di vista freudiano. Io punto gli hamburger; oggi sono in sconto le confezioni da due, quindi c’è già stato il saccheggio. Ne è rimasta una. La prendo e…

Signora con capelli cotonatissimi biondo-fatica: “Guardi che l’ho vista prima io.”
Alf: “Prego?”
Signora con capelli cotonatissimi biondo-fatica: “Gli hamburger. Li ho visti prima io.”
Alf: “Sono hamburger, non un parcheggio”
Signora con capelli cotonatissimi biondo-fatica: “Beh, ma io li ho visti, quindi me li deve dare”
Alf: “Ma io li ho presi”
Signora con capelli cotonatissimi biondo-fatica: “Lei può prendere quelli alla cipolla”
Alf: “Odio la cipolla” (non è vero, è solo che la digerisco dopo un week-end)
Signora con capelli cotonatissimi biondo-fatica: “Insomma, io chiamo la sicurezza”
Alf: “Signora, si rende conto che sta alzando la voce? La sicurezza? Non l’ho mica scippata”
Signora con capelli cotonatissimi biondo-fatica: “Mi dia i MIEI hamburger”
Alf: “Neppure se chiama i carabinieri”

La situazione, in pieno stallo, viene risolta quando – dopo che il 95% dei clienti che si erano bloccati a seguire l’evento hanno dimostrato di parteggiare decisamente per me – lancio l’ultima occhiata infuocata e mi dirigo verso le casse. Comunico alla signora che se i tizi della sicurezza dovessero avere bisogno di me, mi trovano lì. E vado.

Rimpiango solo di non aver visto l’espressione della guardia giurata alla richiesta di assistenza da parte della sciura.