Questa volta la preparazione era stata fatta a regola d’arte.
Consapevole dei limiti della mia cultura in materia – a proposito, perché le nostre scuole medie non integrano meglio materie ormai parte della nostra vita quotidiana come cinema e teatro nei loro programmi ? – sono stato provvisto da un’accorta Santa Lucia di testo shakespeariano della pièce, che ho consultato con molta curiosità nelle ore precedenti l’appuntamento al Teatro Strehler.
Ore di piacevole lettura e scoperta di un testo veloce, moderno, brillantemente riflessivo, divertente, a tratti esilarante. Sarà una serata piacevole. Decisamente, divertimento assicurato, con un testo così passionale… impossibile!
E invece no.
Seduto nel bel tempio milanese scopro che la durata stimata si attesta a ore 3 e minuti cinquanta.
Ma come è possibile che 100 pagine scritte necessitino di un impegno fisico che non tutti possono sopportare (penso alla schiavitù da nicotina del nostro augusto editore o alla debolezza della vescica di molte teste bianche che affiorano dalle poltrone)?
Lo spettacolo si apre su un modernissimo impianto scenico che ospita una coreografia spettacolare e versatile che immediatamente conquista; macchine che si muovono con leggiadria sul palco presentando i diversi scenari partoriti dalla fantasia di Guglielmo. Si percepisce un’aura quasi metafisica ed echi di De Chirico.
Ma a cotanto moderno impianto, non corrisponde ahimè altrettanto moderna messinscena.
A tratti sembra di essere immersi in un film di Scott (non quello buono, Ridley, ma il fratello delle pubblicità, Tony) o del (compianto?) Anthony Minghella de Il Paziente Inglese.
Se ci fosse stato in platea Joseph Blatter (attuale presidente della FIFA, massimo organo calcistico mondiale) avrebbe potuto trovare sostenitori alla sua crociata contro la moviola in campo. Lo spettacolo si snoda con una lentezza esasperante che stride parecchio con l’impressione della lettura di poche ore prima. Gli attori, pur di riconosciuta bravura, su tutti Shylock, l’ebreo, vengono fatti urlare e recitare sopra le righe mettendo spesso a dura prova la sensibilità di nervi dello spettatore. Tu sei troppo buono, il mio campo alto decibel è stato definitivamente lesionato dal prolungato stridore!
Ma perché mai Porzia dovrebbe apparire come una pazza isterica? Guglielmo ci mostra una donna altezzosa e sprezzante alle prese con una scelta importante determinata dal dispotismo del padre-padrone, ma una nevrastenica proprio no. Infatti era una donna forte, intraprendente insomma quelle che oggi definiremmo con gli attributi!
Ma forse sono ignorante io a non riuscire ad apprezzare questa messa in scena.
Mi rassicura confrontarmi con una collega casualmente incontrata all’intervallo che mi guarda interrogativa, con i miei stessi dubbi e vedere che alla ripresa la sala presenta molte poltrone vuote.
Peraltro, questo è il mio primo Mercante di Venezia, chissà che impressione può averne ricavato chi ha ripetutamente visto questo capolavoro allestito sui palchi d’oltreoceano.
Fortunatamente per me e per voi una risposta a questo quesito c’è ed è seduta nella poltrona a fianco della mia. Vero… ho ben più di 10 rappresentazioni di Shakespeare sulle spalle e questa me la sarei risparmiata!
V., che ne pensi tu che hai avuto la ventura di vederlo in NYC?
Ora confesso, la glossatrice che ha disturbato la vostra lettura sono io. E a FPU dico: non apriamo il vaso di Pandora che è meglio….
Ho la certezza che dopo cotanta iniziazione a Shakespeare, non mi sarà facile condividere altre trasposizioni sceniche del mio amato! Queste sono le classiche situazioni in cui vorrei sotterrarmi, dopo che per mesi anzi anni (per chi mi conosce da più tempo) ho esaltato le doti dei testi di tale visionario, passionale ed attuale autore britannico è uno strazio vedere come si possa partorire rappresentazione addirittura da quasi adolescenziale fuga all’intervallo che probabilmente terrà per molto (troppo!) tempo lontane le persone dai teatri.
Ammetto che il mio ultimo Mercante risale a quello ospitato dalla kermesse estiva che la città di NYC offre a cittadini e turisti ogni estate (Shakespeare in the Park) in cui si ha g r a t u i t a m e n t e la possibilità di assistere a rappresentazioni in location très charmante quale Central Park conoscendo a priori solo la regia ed i potenziali attori. Se la sorte vi assiste potreste trovarvi di fronte a veri e proprio mostri sacri (verificare per credere: http://www.publictheater.org/content/view/126/219/) che per contro finiscono però per vaccinarvi da isteriche, starnazzanti, impostate, pretenziose rappresentazioni in cui potreste imbattervi in futuro.
Amante della varia umanità, paziente ascoltatore di impegnate prose e oratore abile che condivide con noi le gioie e i dolori dello stare in platea in un’epoca in cui sempre più spesso si ha l’arduo compito di dover sostenere una buona performance recitata in un teatro che potrebbe ospitare un ben più ampio pubblico.
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