(mail tra blogger, pubblicata su Alfonso76.com il 19 ottobre 2009)
Che bella la recensione in forma di lettera! Oltretutto, finisco per coglierlo come un invito al commento corsivo, e mi sento un po’ meno in colpa. Quindi, sì, i commenti sono miei…
Caro Alf, mi sono cacciata in un bel guaio. Ieri sera sono andata al cinema, eh si con tutto il teatro che ultimamente fagocito, sentivo la mancanza del grande schermo in una stanza buia. Bene, ho scelto scientemente un luogo in cui potessi usufruire della mia tesserina sconto, ma… mi sono confusa ed ho dovuto pagare l’ingresso. Da li avrei dovuto capire che la mia serata sarebbe stata un susseguirsi di situazioni inaspettate.
Finisco in sala con clima caraibico, con discreto quantitativo di spettatori anche se il film era “District 9” – in prima visione, ma decisamente in uscita (è già un mese che sta calcando le scene…). La pellicola è stata scelta per curiosità, dopo averla sentita nominare più e più volte da settembre a oggi. Ovviamente non aspettarti che sia andata alla ricerca di sinossi e/o critiche serie, brancolavo nel consueto buio totale. La mia scelta si è basata esclusivamente sul numero di volte che ho udito con entusiasmo pronunciare quel titolo accompagnato da “fantascienza”.
In effetti le voci su District 9 avevano raggiunto persino i miei timpani: un po’ per la curiosa scelta pubblicitaria (per affetto o per interesse mi affascinano tutti i casi di guerrilla marketing), un po’ perché la critica di Internazionale, che si appoggia su un panel di quotidiani mondiali ne diceva un gran bene.)
Sottolineo ciò in quanto era tanto tempo che non vedevo gente uscire dal cinema. E se mentre il primo gruppo si alzava ho pensato che avesse banalmente errato sala, alla seconda dipartita non ho più avuto alcun sospetto: semplicemente l’argomento trattato non era gradito. Confermo il film è decisamente differente.
Stile: documentario
Oggetto: una giornata di “sfratto” con conseguenze rovinose
Location: baraccopoli di Johannesburg
Protagonista: un umano
Co-protagonisti: alieni di Andromeda
Sentiamo la tua opinione: ospitare degli alieni in un campo di accoglienza, quale una reale area di Soweto recentemente sfollata dai poveri in attesa di case in mattoni è decisamente inusuale per un film di fantascienza, non credi?
Beh, vista da qui (e per qui intendo la mia materia celebrale), sicuramente sì. Non sono un cultore od un esperto in materia, ma “inusuale” credo faccia rima con “originale”, ed in genere ciò che risulta originale regala anche una vista differente, e fa pensare.
Diciamoci la verità, nulla è stato scelto a caso e la nebbia nelle nostre testoline si dipana molto rapidamente: ho visto un film drammatico che fornisce molti spunti su cui pensare.
Capirai quindi il mio dilemma quando mi sono resa conto che avrei dovuto scrivere delle righe su un film non leggero, ma soprattutto che potrebbe sfiorare temi banditi dal tuo sito. Bene, cercherò di essere schematica e poi lascerò a te decidere se e quali righe pubblicare delle mie farneticazioni notturne.
Versione leggerissima: si umanizzano gli alieni. Essi dipendono da noi e noi li sfruttiamo e brutalizziamo. Li ghettizziamo dietro una parvenza di legalità e alla fine facciamo la figura degli idioti perché loro volevano solo tornare a casa propria ma non potevano. Insomma i cattivi siamo noi.
Versione media: il diverso fa sempre paura, per controllarlo e mantenerlo in situazione di debolezza (quindi renderlo inoffensivo) ci barrichiamo dietro faziose leggiucole, ma quando non si parla la medesima lingua e non si cerca di conoscere l’altro si combina sempre un gran casino.
Versione pesante: La vita è una ruota che gira, quello che subisci finisci per farlo ad altri. Il ghetto è reale, gli alieni rivivono storie di persone appena sfollate da quelle aree, vediamo immagini di miseria e traffici reali, ci rendiamo conto che la paura fa commettere al genere umano le più impensabili brutalità e lo fa sragionare perdendo di vista buon senso e razionalità. Insomma siamo delle bestie!
Proseguo? No anche se potrei andare avanti per ore.
Ultima nota: il regista (che io non avevo mai sentito nominare prima) con pellicola credo low cost ho osato ed è stato non solo prodotto ma osannato da critica e pubblico – così per lo meno pare…
Domande?
Domande no, solo una richiesta di comprensione: mi perdonerai, ma tutte e tre le versioni erano talmente lucide ed accattivanti che non me la son sentita di selezionarne una…
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
Leave a Comment