“Evitare i libri per ragazzi solo perchè non si è più ragazzi è come sostenere che i gialli andrebbero letti solo da poliziotti e criminali” – Nick Hornby
E’ una frase che ho ricordato appena sono iniziati a scorrere i titoli di coda di “Alieni in soffitta”, ed ho pensato che sarebbe stata molta adatta come introduzione. Si chiacchiera di film e non di libri ma… insomma, mi è sembrato il modo migliore per lanciare la palla a V., e dare il via alla sua recensione.
Infine sono riuscita a compiere impresa titanica: sono andata al cinema a vedere nuovamente un film che non avrei mai preso in considerazione se non fossi stata omaggiata di ingresso gratuito (e fin qui nulla di speciale) MA, incredibilmente, sono riuscita a trascinare l’uomo che crede che le sale cinematografiche siano luoghi oscuri di perdizione, anticamere della terra di mezzo – si si proprio lui Alf, ovviamente ho dovuto promettere che non scorressero fiumi di sangue altrimenti avrei dovuto pagare fio
Certo, mi domando come riuscirò a trascinarlo a vedere l’era glaciale in 3D posto che mi ha già anticipato che gli sembra un po’ crudino … – suggerimenti?
Beh, cavolo, il trailer mi sembra fin troppo ricco di combattimenti
Ammetto di non essere un gran frequentatore di sale cinematografiche. La mia idea era quella di alzarmi in piedi dopo pochi minuti e gridare “La locomotiva ci viene addosso!” – tipo prima proiezione Lumiere – ma sono rimasto troppo affascinato dall’adozione del colore sul grande schermo per ricordarmelo.
Cominciamo:
il biglietto regalatomi riguardava Alieni in soffitta. Film che nell’immaginario collettivo è per adolescenti. Idea supportata sin dall’inizio dalla scelta del cast e perché no anche dal soggetto della pellicola stessa. In effetti non mi aspettavo proprio nulla di buono ed ho fatto pressioni affinché si andasse al primo spettacolo, in modo tale da scrivere pezzo sarcastico su location e popolazione in sala.
Ahimè, seconda ed ultima proiezione con incipit non dei migliori: la sala era c o m p l e t a m e n t e vuota!!! Sembrava di stare nel salone della nonna con schermo condiviso solo con una coppia di individui entrati a film già iniziato che hanno fatto avanti/indietro tutto il tempo con l’esterno e ciò nonostante si sono infastiditi per le mie plateali risate.
Confesso che ha stranito anche me, ma un vantaggio lo ha avuto: in mancanza di uno stuolo di ragazzini urlanti, ho avuto modo di godermi un gemito di dolore emesso dalla tecnologica V. nel momento in cui – più o meno al terzo minuto del film – un computer veniva spento strappando drasticamente il cavo dell’alimentazione…
Prima scena con attori dall’età media prea-adolescenziale, insomma pensavo di prendere una randellata da un momento all’altro – era effettivamente film per famiglie, ma…
con ritmo strepitoso (mi sono venute le lacrime agli occhi per il troppo ridere e parlo di quella risata di gusto, di sana evasione!), con attori si giovani ma promettenti e con computer grafica che non si notava nemmeno posto che non era di pessima qualità (eh si ora le cose si sono capovolte … e garantisco che gli alienini di ieri sera sembravano quasi reali!).
Inno alle nuove generazioni cresciute a pane e console per videogiochi: impagabile infatti la scena di panico del ragazzino che vuole chiamare il 911 ma si trova a dover utilizzare un telefono con rotore (“ma non ci sono i tasti!!!”) e ancora quella del crampo al pollice causato dall’utilizzo della versione aliena del joypad con cui telecomandavano la nonnina che grazie a congegno impiantatole nel collo era degna avversaria di Nina – i fanatici di Tekken mi comprenderanno ;)
La scena della nonna combattente joypad-comandata vale una deviazione dall’impianto grafico standard delle recensioni: piazzo qui una immagine e incoraggio tutti ad una ricerca “Aliens Attic grandma” su Youtube.
Essendo prodotto americano non poteva mancare la vena filosofica che però è stata pacata e quindi godibile: il bene trionfa sul male, non tutto ciò che è diverso è negativo, spesso aggrediamo ciò che non conosciamo. Insomma non è mancato nulla, neppure il lieto fine in cui l’allegra brigata ha salvato il mondo da ennesima invasione di nano-alieni verdognoli con l’ausilio di uno spara-patate modificato grazie a ingegnere intergalattico dal cuore tenero.
Che dire se non che è stato un successo ed ora rimarrò in attesa delle glosse del mio “editore”.
“il bene trionfa sul male, non tutto ciò che è diverso è negativo, spesso aggrediamo ciò che non conosciamo”. Sintesi perfetta. Ci aggiungo che la marea montante di risate è stata condivisa e altrettanto liberatoria, e che entrando in casa mi sono sentito un po’ deluso di non aver trovato Coccobello ad aspettarmi a (quattro) braccia aperte. Dici che è tipicamente mio essermi affezionato al personaggio più trufino della pellicola?
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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