Raccolta racconti A occhi aperti

Ci sono momenti particolari e libri che vanno o non vanno letti in quei momenti. Per dire, ho letto la maggior parte dei romanzi di Jonathan Coe in un periodo un po’ complesso, e faccio un po’ fatica anche oggi a riprenderlo in mano.

Un paio di settimane fa parlavo con un’amica che sta per spedire in America una copia di “A occhi aperti”. C’è dietro la bellissima storia di una amicizia, e la volontà di trovare qualche pagina che racconti l’Italia di oggi attraverso qualche suo giovane autore.

Lo avevo già sfogliato in libreria: l’ho scritto, faccio sempre un po’ fatica a resistere alle antologie di racconti, ma era rimasto lì, sorpassato da altre curiosità letterarie. Dopo quella chiacchierata, non ho potuto fare a meno di portarmelo a casa, con la curiosità di provare a vedere l’Italia con un occhio un po’ più distaccato.

E provo a immaginare questi occhi statunitensi che provano a leggerci: che leggono di una crisi economica e di valori, di giovani che ci provano, di criminalità organizzata. Che scoprono, forse, un volto della nostra penisola un po’ nascosto, ed insieme – paradossalmente – il coraggio di chi lo racconta, con il confortante pensiero che si tratti di gente della nostra generazione, gente nata dopo il 70.

Insomma, come tutte le antologie, c’è del buono, del meno buono e del pessimo. Al di sopra della media le voci forse meno note, e fra tutte scelgo quella di Chiara Valerio, capace di raccontare la precarietà, il senso di incertezza e la necessità di appigli più solidi di una intera generazione con uno stile personale e intrigante.