Come ho scritto più volte su questo sito, sono cresciuto a pane e Guccini.
E del Guccio, ho sempre adorato in particolare le canzoni che guardavano di più al passato, al ricordo, a volte intrise di malinconia, spesso alla comprensione e all’indulgenza degli anni giovanili. “Van Loon”, “Incontro”, “Farewell”, “Ti ricordi quei giorni”, “Eskimo”, e via ascoltando…
In questi sette piccole meraviglie, Guccini si volge spesso al passato, al racconto di ragazzi partigiani, di una Emilia dell’immediato dopoguerra, condendo il tutto con quel sapore di poesia che da sempre scorre nelle sue vene.
Sono di parte, lo so, ma a me è piaciuto immensamente cullarmi con lui in queste pagine.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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