Ho conosciuto A.H. Homes grazie a Dave Eggers.
Ecco, detta così può sembrare che io faccia abitualmente colazione con Dave Eggers e che, tra un cappuccino e una fetta abbrustolita di pancetta, lui abbia alzato lo sguardo e indicato una tizia con il laptop sulle ginocchia dicendo “Guarda, è A.H. Homes, ora te la presento”.
Poi, che io immagini A.H. Homes esattamente così, con un Imac sulle gambe mentre sorseggia un decaffeinato da Starbucks, è tutta altra questione.
In realtà, ho incrociato per la prima volta questa autrice in una antologia di racconti curata (appunto) da Dave Eggers. Da lì, la partenza di una serie di ricerche per accaparrarsi i suoi brani, pubblicati in Italia da Minimum Fax.
E sebbene io la preferisca nettamente come autrice di novelle, mi sono lasciato catturare anche da questo romanzo, ambientato (as usual) a Los Angel, con una galleria di personaggi a volte buffi ma sempre verissimi, ed il sottofondo musicale – udibilissimo – di una storia di giorni buttati via, rapporti non approfonditi, occasioni perse.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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