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SGUARDO LASCIVO TRA TOLSTOJ E IL CONTATORE ELETTRICO
di Dunia Basso
Guardo nello specchietto retrovisore e la vedo giungere con passo felino.
Non riesco a intravedere l’abbigliamento ma a giudicare dall’andatura, indossa un paio di scarpe con tacco aggressivo. E’ il nostro terzo incontro e le statistiche sono dalla mia parte.
Se un uomo riesce a mantenersi interessante nei primi due incontri, le probabilità che al terzo lei si conceda sono quasi certe. Donna attraente, a tratti simpatica, sicuramente troppo intelligente, maestra nella timidezza simulata che affascina gli uomini un po’ insicuri.
Decido di portarla in un ristorantino intimo, dall’atmosfera rassicurante con l’intento di farla ubriacare. La serata procede bene, fino a quando la conversazione comincia a vertere sulla sua passione per la lettura. Scopro, mio malgrado, di cenare con una divoratrice insaziabile di romanzi classici e moderni. Non sarebbe un problema difficile da aggirare, se non fosse che le uniche letture che faccio sono quelle dei contatori della luce.
Quando vado al bar a fare colazione, prendo il giornale locale e lo tengo aperto senza leggere nulla, solo per levarmi dalla faccia l’espressione di un imbecille che osserva il vuoto assoluto con la bocca piena.
La situazione si fa difficile e ho poco tempo per decidere se intentare la strada di quello che legge “quando trova il tempo in questa vita frenetica” camminando in un campo minato o se ricordarle che sono un operaio dell’enel che fa solo letture di un certo tipo, cercando di guadagnare i punti persi con l’ironia.
Mentre mi racconta del suo primo incontro con Dostoevskij e Tolstoj e di come i romanzi russi abbiano saputo rubarle l’anima, mantengo un atteggiamento disinvolto pensando a come dirottare la conversazione su terreni più confacenti a un uomo che vuole portarsi a letto una bella donna, senza l’intenzione di rivederla. Lei non demorde e si addentra in dovizie di particolari, sugli aspetti più esaltanti di una sana lettura. L’arte dell’uso della parola e lo stupore nel trovare esplicitate così magistralmente le proprie emozioni. E’ così appassionata che mi ritrovo a promettermi che l’indomani, mentre affonderò le fauci in un caldo croissant, leggerò almeno le previsioni del tempo. Nel frattempo ci siamo scolati quasi tutta la bottiglia e comincio a fare l’altra lettura, la cui abilità mi è universalmente riconosciuta: la lettura del linguaggio del corpo di una femmina a cena con un maschio, alla terza uscita.
Lei eccelle nella lettura di romanzi ma pecca in quella del corpo, altrimenti scorgerebbe nel mio sguardo e nella mia postura una strisciante noia mentale, in contrapposizione all’esaltazione dei sensi più animali. Se non sbadiglio è solo perché sono concentrato ad altre forme di comunicazione. Avvicino il mio ginocchio al suo con noncuranza e la scopro a guardarmi le mani con imbarazzo. Quando una donna guarda le tue mani sta immaginando dove le vorrebbe. Deglutisce più spesso e continua a sistemarsi i capelli dietro alle orecchie.
Orecchie piccole, delicate ed esageratamente rosse. Dalle mie risposte più che evasive, ha sicuramente capito che leggere non è di mio interesse ma un bicchiere di troppo, mi fa sembrare ai suoi occhi un caso curabile.
Leggo dalla sua postura e dai suoi sguardi che stanotte si concederà a me, nell’illusione di potermi in futuro salvare dalla mia beata ignoranza.
Domani mattina leggerò le previsioni del tempo, ma se dovessi svegliarmi estasiato, potrei anche spingermi fino alla cronaca locale. Poi si vedrà.