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IL LIBRO DAL DORSO ROSSO

di Simone Censi

Dopo giorni d’indagini sul caso non era riuscito ad arrivare assolutamente a niente,a parte quel libro preso in prestito alla biblioteca comunale. Gli inquirenti non avevano tenuto conto di quel dettaglio, ma per lui era l’unica traccia da seguire. Andò in biblioteca e la bibliotecaria disse di ricordare bene quel libro – quello con il dorso rosso – disse anche la collocazione esatta, ma controllando sul terminale asserì che era già stato preso in prestito. Niente di nuovo e con la scusa di cercare altro si avviò verso la collocazione indicata dalla donna.

Era stato preso in prestito dal ragazzo scomparso che era stato visto l’ultima volta mentre si dirigeva in biblioteca. Il libro era stato cercato ovunque, a casa del ragazzo, nel suo zaino, nella sella del motorino, nell’armadietto della scuola, senza alcun risultato.

L’ultima traccia del ragazzo era la sua firma sul registro dei prestiti in biblioteca.

Ora è inutile a dirlo, ma a nessuno venne la brillante idea di andare a cercare il libro dove in teoria doveva essere. Non lo avrebbero trovato nemmeno lì, ma un arguto investigatore non si sarebbe fermato alla collocazione indicata, ma avrebbe controllato tutti i libri dello scaffale con il bordo rosso.

Non ci volle poi molto a trovarlo, terzo scaffale, quart’ultimo posto sulla destra, in pratica la posizione sbagliata. A una prima analisi del libro non trovò niente, nessun appunto scritto a matita ai bordi del testo, nessun foglio di carta, fotografia o biglietto di autobus utilizzato come segnalibro, nessun angolo di pagina piegato, niente di niente.

Decise così di sedersi e incominciare a leggerlo.

La storia narrava di un ragazzo, problemi familiari e un carattere introverso.

Faceva incubi terribili e un giorno incontrò una donna, la quale a poco a poco prese confidenza con lui.

La donna gli confidò un segreto, gli indicò un libro che aveva il potere di fargli passare ogni paura e ridargli finalmente una vita normale.

Così il ragazzo seguì i consigli della donna e andò in biblioteca, nel settore indicato.

Trovò il libro e si mise a leggerlo, poi il racconto si faceva un po’ confuso, anche i caratteri sembravano sfocati e l’investigatore avvertì un ronzio. Girò pagina e il racconto riprese in maniera sconnessa.

Parlava di un uomo alla ricerca di un ragazzo che prima di sparire era andato in biblioteca a leggere un libro, un libro dal dorso rosso.

La bibliotecaria gli indicò la collocazione e l’uomo riuscì a trovare il libro anche se messo nel luogo sbagliato. Iniziò a leggere una storia strana.

A un tratto si sentì molto stanco e assorbito da quella lettura che si faceva sempre più difficoltosa. Iniziò a sentire un certo freddo e uno stato di torpore lo portò piano piano ad addormentarsi sul libro, riuscendo quasi a utilizzarlo come fosse un cuscino, girò la pagina, allungandola su di se come fosse una coperta, una coperta da tirare su fin sopra gli occhi, a coprire la luce. Voltò pagina. Il racconto cambiò di nuovo e ora parlava di un giurato di un concorso letterario che parlava di lettura. Il giurato, alla fine di una giornata di lavoro, seduto sul divano preferito in sala, iniziò a leggere i racconti del concorso e ne lesse molti fino ad arrivare a uno in particolare. Un racconto strano, difficilmente collocabile in un genere, che aveva un non so cosa di particolare. Si mise a leggerlo, si era fatto tardi e aveva voglia di finirlo per andare a dormire. La stanchezza invece sembrò avere il sopravvento e sprofondò nella poltrona portando i fogli del racconto all’altezza degli occhi. I fogli si fecero sempre più pesanti, andando a piegarsi su se stessi in direzione del volto del giurato. Sembrò una lusinga alla quale il giurato non si sottrasse e sembrò scivolarci dentro a quell’affettuosa carezza che piano piano diventò un abbraccio, guardando la luce che lenta scompariva in fondo a quei fogli avvolti intorno a se, come la dissolvenza di un occhio di bue alla fine di un film.