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DI CHI SONO di Alice Corna
Lo guardava setacciare la sabbia da minuti; la faccia bruciata dal sole, le mani grandi, una borsa di tela un po’ logora a tracolla. Alla fine glielo chiese:
– Scusi, cosa sta facendo?
Lui alzò due occhi piccoli, di un nero stinto. La guardò in silenzio per qualche secondo poi rispose con una voce arrochita dal vento e dall’acqua di mare:
– Sto cercando.
– E cosa cerca?
– Cose preziose.
– Cose preziose come anelli e orologi?
L’uomo sorrise. Lei non avrebbe saputo stabilirne l’età. Sembrava vecchio, ma non vecchio vecchio, solo vecchio. Detto una volta sola.
– No, piccola, cose molto più preziose che un anello.
La bimba ci pensò qualche secondo ma non le venne in mente niente di più prezioso degli orecchini della mamma.
– ad esempio? chiese.
L’uomo le si avvicinò, prese la sua borsa e ne allargò il foro in alto, in modo che la bambina potesse infilarci lo sguardo e, volendo, anche una mano.
Ester ci buttò gli occhi avida e infilò in fretta una mano. Ne estrasse una manciata di oggetti. Tappi di alluminio, noccioli di pesca, macchinine, un soldatino di ferro arrugginito.
– Sono bellissime. Ma cosa sono?
Vide un sorriso sfiorare il viso dell’uomo che la osservava attento.
– Tu queste cose le trovi meravigliose. Ma se io le mostrassi ora ai tuoi genitori penserebbero che sono spazzatura e che per fortuna c’è qualcuno che ripulisce le spiagge da queste schifezze e penserebbero che io sia un netturbino della sabbia o qualcosa del genere. Invece questi sono tesori sepolti da chissà quanti anni. Qualcuno, un giorno, le ha dimenticate. O volontariamente sepolte. Ha immaginato il momento in cui sarebbe tornato a disseppellirle e ritrovarle oppure il momento in cui qualcun altro le avrebbe trovate. Ha assaporato nella propria immaginazione il piacere della scoperta, la commozione del ritrovamento. Capisci dunque che la domanda giusta non è “cosa sono”, ma: “di chi sono”?
Ester capiva. Ci pensò sopra qualche secondo.
– Sono di chi le ha dimenticate o nascoste?
– Non esattamente. Sono di chi le trova. Ma solo se le guarda con meraviglia e gratitudine.
– Ho capito
L’uomo aprì meglio la borsa: - Dai, coraggio, scegline una.
Ester tuffò lo sguardo all’interno della borsa e la vide subito: una biglia di vetro, blu e arancio, che luccicava debolmente. La afferrò tra le dita-
– Scelgo questa.
Il vecchio sorrise, di nuovo.
– E’ un ottima scelta. Ne avrai cura?
– Certo. E prima di ripartire la nascondo nella sabbia. Ma non le dico dove, così quando lei la troverà, potrà spalancare gli occhi e ricordarsi improvvisamente di me.
L’uomo si alzò e richiuse la borsa, con un gesto lentissimo. Si sistemò il cappello di paglia sulla testa e fece un cenno del capo come a dire: brava, hai capito. Si voltò lentamente e ricominciò a camminare lungo la spiaggia.
Ester lo guardo avviarsi. Teneva tra le dita la nuova meraviglia di vetro e ne ascoltava la superficie liscia scorrerle nel palmo della mano.
Si sentì improvvisamente la persona più ricca del mondo.