Vuoi aiutare Christian ad aggiudicarsi il Premio del Pubblico del Concorso Letterario La Scoperta? Condividi il suo racconto su Facebook, Twitter o Google Plus utilizzando i tasti che trovi alla fine del testo! Hai tempo fino al 28 febbraio 2014!
L’ALTRA META’
di Christian Zugni
Dopo aver percorso le intricate vie del destino, quel pacco era riuscito ad arrivare fino a lei con la stessa probabilità che ha una bottiglia, abbandonata alle onde del mare, di essere ritrovata proprio dal destinatario. Flavia prese dalle mani del postino quel piccolo incarto, grande come una scatola di scarpe. Quando l’attenzione cadde sul mittente, tutti i ricordi impolverati nella soffitta della memoria bussarono alla porta. Il pacco era di suo padre. Quel padre che non vedeva da quasi 35 anni. La maggior parte dei ricordi erano immagini filtrate dal tempo e dalla madre. Tranne l’ultimo.
Aveva 6 anni. Erano sul vialetto di casa e la madre gridava parole cattive al padre che non riusciva neppure a replicare. All’improvviso, rossa dalla rabbia, sua madre la prese e la trascinò via. Ma il padre aveva qualcosa nella mano che le stava tendendo. Una foto. Flavia non fece in tempo a raggiungerla. La madre fu più veloce e la strappò in due davanti agli occhi del papà. Mentre le due metà cadevano a terra, Flavia vide il padre chinarsi a raccoglierle. Lei riuscì a liberarsi dalla presa della madre per dargli un abbraccio. Non sapeva che sarebbe stato l’ultimo. Poi, mentre era in macchina e osservava la campagna correre veloce fuori dal finestrino, aveva messo la mano in tasca e lì l’aveva trovata. Metà della foto stracciata. La osservò senza farsi vedere dalla madre, che stava guidando. C’era Flavia da piccola, nell’angolo in basso a destra, che camminava su un sentiero che non si sapeva dove l’avrebbe condotta, dato che terminava proprio nella parte mancante della foto. La voltò e dietro c’era scritto: la mia vita seguito da quella che con il tempo avrebbe capito essere la firma del papà.
Mamma l’aveva cresciuta da sola. Con forza e coraggio. Quando Flavia chiedeva del padre, la madre le raccontava di come fosse stato un poco di buono. Il peggiore sbaglio della mia vita, sosteneva. Diventando grande, aveva smesso di fare domande su un padre che non c’era più stato.
Due anni prima, quando anche mamma se ne era andata, Flavia aveva pensato al messaggio della foto. In fondo la vita non era altro che quel sentiero. Da affrontare da sola.
Tornò alla realtà, con quel pacco in mano. Si mise sul divano con un paio di forbici e lo aprì. Una scatola di cartone dai colori sbiaditi. Le dita le tremavano mentre toglieva il coperchio. Dentro, una serie di lettere mandate al loro vecchio indirizzo e rispedite al mittente. Era pieno. In fondo, rifugiata sotto tutte quelle lettere, la metà di una foto. Corse a cercare l’altra metà tra i vecchi diari da bambina. Miracolosamente, la trovò e le unì. La piccola Flavia camminava sul sentiero, ma questo lo sapeva già. Era la vita per come l’aveva conosciuta. Dall’altro lato, papà e mamma abbracciati, la aspettavano. Ora la famiglia era al completo.
Voltò la foto. Dopo tanti anni, la scritta si era composta: Gli amori della mia vita.
Mise la foto lì accanto, aprì la prima busta e incominciò a leggere il suo passato.