La recensione del film Obbligo o Verità, l’horror di Jeff Wadlow al cinema dal 21 giugno 2018.
Titoli di testa. Di Obbligo O Verità non ti balza all’occhio tanto il nome del regista Jeff Wadlow (Nickname: Enigmista, Kick-Ass 2) quanto l’intro un po’ cafona dell’ormai iconica Blumhouse.
La casa di produzione di Jason Blum, sinonimo di ingegno horror, di mestiere a basso budget e di impari intuizione, dopo il boom di Get Out (Jordan Peele, con tanto di Oscar®) si ritrovava con quel centinaio di milioni di euro da reinvestire in qualche nuovo copione.
Ma se il confine tra investire e scialacquare è una linea sottile, perché non dare una chance anche al copioncino di Obbligo O Verità? Ecco allora servita, in fase Blumhouse interlocutoria (stanno per arrivare gli attesi Halloween e Upgrade), una storia di paura extra light, che immagina le conseguenze dell’incontro tra uno spirito maligno e uno dei giochini comunitari più famosi e longevi…
Durante uno spring break in Messico, la santarellina Olivia (Lucy Hale, Pretty Little Liars) e i suoi amici mediamente ottusi si fanno coinvolgere in quello che sembra un semplice, malizioso “truth or dare”.
Alla fine della vacanza però, il gioco sembra non aver abbandonato la combriccola: anzi, qualcosa si anima e perseguita i partecipanti ben oltre i germi da baci con la lingua e le scottanti rivelazioni. Subdolamente, un’entità si impossessa delle persone e delle cose che li circondano, a casa, a scuola, ovunque. Per sopravvivere alle sfide sempre più estreme ed autodistruttive, Olivia e compagnia devono scoprire le radici della maledizione.
Mentre noi, costretti all’obbligo di un film lungo senza e idee, scopriamo la cruda verità: stavolta Blum ha toppato clamorosamente.
Dall’unione di una maledizione a catena molto orientale e l’idiozia da teenager slasher salta fuori un brutto nascituro, la cui prima e più appariscente deformità è una ripetitività clamorosa, sia nella messa in scena tremendamente vincolata alla ciclicità delle sfide mortali, sia nella natura didascalica della narrazione, forse calibrata (male) su un target di giovanissimi e neofiti.
Ma in Obbligo O Verità manca molto altro, non ultimo un mostro delineato: è vero che il “non vedo” fa più paura, ma in questo caso la natura dell’incubo è così evanescente e vaga da farci dimenticare la concreta minaccia.
Ce lo ricordano, allo sfinimento, gli insopportabili protagonisti e i loro spieghini e spiegoni. Se a due terzi di film stai ancora spiegando come funziona il gioco, i casi sono due: o non credi nel pubblico o non credi nel film. O magari entrambe.
Lo slalom gigante tra i paletti del destino funesto (aridatece Final Destination) si perde tra effetti speciali presi dalla videografia di Aphex Twin, mentre serve il pallottoliere per tenere il conto dei jumpscares imposti e delle morti poco significative. Senza nemmeno lo smalto di un discepolo di Craven, tra le conseguenze mortifere e le timide dinamiche relazioni dei ragazzotti fanno più paura le seconde.
Obbligo O Verità ha perlomeno tempismo e piomba al cinema in un periodo di penuria orrorifica, delineandosi come l’unico candidato a tamponare un po’ la nostra atavica sete di sangue.
Come quando c’è solo la minestra…
Voto: 4,5/10
Luca Zanovello
Responsabile della sezione Cinema e del neonato esperimento di MaSeDomaniTV (il nostro canale Youtube) Luca, con grazia e un tocco ironico sempre calibrato, ci ha fatto appassionare al genere horror, rendendo speciali le chiacchiere del lunedì sulle novità in home video, prima di diventare il nostro inviato dai Festival internazionali e una delle figure di riferimento di MaSeDomani. Lo potete seguire anche su Outside The Black Hole