Recensione del nuovo film del cineasta messicano: The Shape of Water, al cinema dal 14 febbraio 2018.
C’era una volta…
C’era una volta una ragazza dolce e semplice. Si chiamava Elisa, era muta, e viveva sopra un cinema, di quelli semivuoti che proiettano pellicole di altri tempi. Elisa aveva un vicino di casa, un artista di talento e solitario. Erano entrambi soli e spiantati ma si supportavano e si volevano un gran bene.
Correvano gli anni ’60 e una sera, nel freddo e sinistro bunker governativo in cui la giovane faceva le pulizie, arrivò una misteriosa creatura, accompagnata da una serie di losche figure. Da quel giorno l’aria si fece ancora più sinistra. Tuttavia, per la nostra eroina, l’inquietante odore di morte sarebbe stato preludio di una magica avventura. Perché a Elisa mancava la parola non il coraggio, e sarebbe riuscita a instaurare il più incredibile sodalizio che si potesse mai immaginare – grazie ad una buona scorta di uova e a molto sangue freddo.
The Shape of Water si apre così, come una meravigliosa favola, sospesa nel tempo, in cui lo spettatore si ritrova a sognare insieme alla sua protagonista.
Una favola
The Shape of Water è la storia voluta e diretta da Guillermo del Toro, che ha vinto il Leone d’Oro all’ultima Mostra del Cinema di Venezia e ha ottenuto un numero da record di candidature agli Oscar® (ben tredici).
Il regista messicano, che nel 2015 ci aveva inebriato con Crimson Peak, un film che trasudava color cremisi e sensualità, oggi ci regala un nuovo racconto incantato, in cui domina il verde in tutte le sue sfumature più intense, quel verde profondo come le acque dell’oceano che ci cullano durante il sogno più bello. E in primo piano c’è proprio l’acqua. L’acqua necessaria alla sopravvivenza della creatura, nata dalla fantasia del cineasta, che rapisce il cuore di Elisa, un’incantevole Sally Hawkins, e il nostro. È l’acqua a rendere possibile ogni capitolo di questa fiaba, ricca di corse contro il tempo e sentimenti autentici.
Con grazia e poesia
Il lungometraggio di Del Toro intreccia con gentilezza i classici monster movie al noir. Con semplicità ci parla di amicizia e di amore, quello vero che ti fa volare lontano e che vince su tutto. Ci avvolge e conforta come la nostra adorata copertina d’infanzia. La sua trama, che alterna piccole attenzioni e gesti sinceri ad apparenze e intolleranze, ci infonde coraggio. La sua eroina, tanto fragile quanto determinata, ci rammenta quanto sognare sia importante nella vita e quanto il bene sappia sempre trovare la sua via.
In The Shape of Water ogni dettaglio è studiato per portarci al fianco di Elisa. La luce, le ombre, le musiche, i dubbi, tutto è pensato per prenderci per mano. È una poesia romantica. È un’opera pura, che profuma di altri tempi proprio come i suoi protagonisti.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”