Recensione di American Assassin, il nuovo film di Michael Cuesta al cinema dal 23 novembre 2017.
Novembre 2017, finalmente arriva al cinema il primo film della saga dell’agente Mitch Rapp, famoso personaggio nato dalla fantasia di Vince Flynn, divenuto autore-culto tra gli appassionati del genere thriller e non solo, dopo i milioni di libri venduti in tutto il mondo.
American Assassin è basato sull’ultimo romanzo in ordine di tempo ed è, di fatto, un prequel delle avventure dell’agente speciale nato dalla penna dello scrittore americano. La scelta di partire da questo libro risulta particolarmente azzeccata poiché impariamo a conoscere il nostro eroe dall’inizio, quando ancora era un civile lontano anni luce dalla CIA, dalle cellule anti-terrorismo e dai campi di battaglia in cui, invece, si troverà immerso nel corso della sua carriera.
La trama è semplice e fedele all’originale: Mitch è un ragazzo come tanti, è in vacanza in Spagna con la fidanzata che presto diventerà sua moglie quando lei muore sotto i suoi occhi durante un crudele attacco terroristico. Da quel momento nulla per lui sarà lo stesso e l’unico suo obiettivo diverrà uccidere chi gli ha negato l’amore della vita, provando solo una gran sete di vendetta. Intercettato dalla CIA, viene reclutato per sottoporsi ad un duro addestramento che lo porterà a far parte di un selezionatissimo gruppo di agenti antiterrorismo formati dall’intransigente Stan Harley (Micheal Keaton).
Da qui in poi sarà un susseguirsi di scene in cui non mancherà l’adrenalina con tutti gli elementi che il genere richiede: inseguimenti, esplosioni, assassini, spie, doppiogiochisti, repentini cambi di luoghi e di fronte.
Il regista Micheal Cuesta confeziona un action movie classico che strizza l’occhio a James Bond. Molti accorgimenti sono, infatti, tipici della saga di 007. Pensiamo, ad esempio, alle location esotiche con tanto di didascalie esplicative (l’Europa ed il Mediterraneo la fanno da padrone), ai combattimenti e agli scontri a fuoco degni del miglior far west urbano ed all’antagonista di turno, più cattivo dei cattivi combattuti sino a quel momento.
Per la parte dell’agente Rapp è stato scelto Dylan O’Brien, qui nel suo primo ruolo maturo e con un’interpretazione “tutta muscoli e dritta al sodo” come da prassi in queste pellicole, mentre il co-protagonista è Micheal Keaton che negli ultimi anni sta vivendo una rinascita artistica (come non ricordarlo nel recente Birdman di Inarritu). Alla fine, tutto si muove intorno ai due che, appoggiati da vari comprimari e dal cattivo di turno, segnano il ritmo dalla prima all’ultima scena, come deve essere in un film di questo tipo.
La trasposizione cinematografica delle avventure dell’agente della CIA arriva purtroppo a quattro anni dalla morte prematura del suo autore, il quale non ha potuto toccare con mano il risultato di quanto ha creato nel corso degli anni. Chi, invece, potrà godere della visione sono i milioni di fan che sicuramente non rimarranno delusi. La fedeltà al personaggio e una storia che non tralascia i retroscena psicologici, e non lesina su effetti speciali ed esplosioni, scaturiscono in due ore di pura azione che passano quasi senza accorgersene in attesa, verosimilmente, dei capitoli a venire.
Anna Falciasecca
Bionda, sarcastica, appassionata di regia e di viaggi cerca di unire le sue passioni scrivendo un blog di viaggi, sceneggiature (che stanno comode nei cassetti) e recensioni. Il suo motto è “Blond is a state of mind”, modifica continuamente idea e tiene i piedi in diverse scarpe, tutte rigorosamente tacco 12. Le uniche cose che non cambierà mai sono: Woody Allen e Star Trek, di cui è incallita fan.