Chi andrà da Toronto 2017 agli Oscar® 2018? I 10 film da non perdere nei prossimi mesi.
Sono stati giorni ricchi di sorprese e conferme. Sono stati undici giorni di anteprime che hanno confermato la buona salute del cinema di qualità. Sono stati tipici giorni di TIFF. Ieri, come tutte le cose belle, siamo giunti all’ultimo atto: il pubblico ha incoronato i vincitori (reali e virtuali) del 2017, conferendo i PEOPLE’S CHOICE AWARD.
PEOPLE’S CHOICE AWARD 2017
THREE BILLBOARDS OUTSIDE EBBING, MISSOURI
Tre Manifesti a Ebbing, Missouri è l’eccentrico titolo del lungometraggio diretto da Martin McDonagh, il regista di In Bruges, che si è aggiudicato l’ambito Premio del Pubblico.
È la storia di Mildred Hayes, una madre arrabbiata, che decide di intraprendere la sua personale battaglia contro la polizia locale, rea di non essersi impegnata abbastanza per trovare l’assassino di sua figlia.
Già a Venezia 74, dove ha avuto la sua prima mondiale, era dato tra i più probabili per il podio. La stessa Frances McDormand era tra le favorite alla Coppa Volpi. Invece, l’ultima fatica di McDonagh ha dovuto attendere due settimane per la sua consacrazione definitiva e ora siamo sicuri che qualcuno stia rivedendo la distribuzione negli States (dal 13 ottobre prossimo), fondamentale per accedere alla competizione di marzo 2018. Noi dovremo attendere l’11 gennaio.
Interessanti sono i cosiddetti second e first runner-up, ossia i gradini più bassi del podio, che sono stati occupati, nell’ordine, da Call Me By Your Name di Luca Guadagnino e da I, Tonya di Craig Gillespie.
CALL ME BY YOUR NAME
Call me by your name non ha ancora incontrato il nostro pubblico ma dal Sundance (gennaio 2017 n.d.r.) ad oggi, trionfa in ogni festival in cui fa tappa. Al TIFF 2017 è stato proiettato il primo giorno e subito si è parlato di premi. In rete sono spuntati i primi pronostici su come non far combattere nella medesima categoria (degli Oscar®) i tre attori di questa meravigliosa storia d’amore giovanile sceneggiata da James Ivory, con Armie Hammer e Timothée Chalamet. Un racconto appassionante, straziante, delicato con un monologo finale che toglie il fiato. E per favore smettiamola di incasellarlo nel genere “cinema gay”. Siamo difronte ad un’opera che parla magistralmente di crescita e sentimenti, di qualcosa di universale che non ha bisogno di ulteriori etichette. Punto.
I, TONYA
E poi c’è la pellicola con Margot Robbie. Tutti la ricordiamo al fianco di Leonardo di Caprio in The Wolf of Wall Street. Di anni ne sono passati quattro, di strada ne ha fatta molta, di copione in copione è arrivata al nono, dove ha incontrato I, Tonya. Biopic dedicato alla pattinatrice su ghiaccio Tonya Harding, diventata campionessa e famosa a livello internazionale prima che uno scandalo la travolgesse irrimediabilmente e la rendesse nota ovunque per gesti molto meno nobili. Nata in una famiglia difficile, con problemi di asma e un matrimonio travagliato, con cui dover convivere, la donna era riuscita a affrancarsi prima del definitivo crollo. Anche in questo caso, per Margot si sente profumo di Academy.
BODIED
E ora passiamo al Premio del Pubblico per la categoria Midnight Madness, assegnato al lungo diretto da Joseph Kahn.
Le prime ore di TIFF si sono rivelate preziose per molti. Bodied era in programma sin dal 7 settembre e il passaparola deve essere corso veloce se è stato portato in trionfo. Si tratta di una commedia sagace, una satira acuta che ci conduce nei meandri di uno “sport” molto particolare: quello delle battaglie rap. E lo fa dalla prospettiva di un ragazzino, bianco, di nome Adam (Calum Worthy) che sta scrivendo una tesi ambiziosa.
Produttore è Eminem e sceneggiatore è Alex Larsen, rapper di Toronto, conosciuto col nome di battaglia – ed è il caso di dirlo – di Kid Twist, noto per aver partecipato a molte di queste accese sfide canore. Il lungometraggio era in tali buone mani da rendere quasi impossibile mancare l’obiettivo.
THE DISASTER ARTIST
La medaglia d’argento va ad un’opera che ha stupito tutti più del previsto, la nuova pellicola diretta e intrepretata da James Franco: The Disaster Artist, ossia il making of del film considerato il più brutto della storia del cinema. Non male!
A differenza di annate in cui si sono viste battaglie tra titani, questa edizione degli Oscar® si prospetta più quieta e, di conseguenza, accessibile anche a figure alternative. In assenza di grandi competitor, si apre quindi la porta anche a questa commedia che potrebbe vedere Franco in prima linea, stante l’eccezionale lavoro sulla sua persona e sulla voce in particolare. E se non conoscete The Room (era l’anno 2003), correte ad approfondire, vi servirà!
BRAWL IN CELL BLOCK 99
Il terzo classificato (second runner-up) è Brawl in Cell Block 99 di Craig Zahler che ha fatto impazzire il Lido diventano in quindici giorni un piccolo cult. Protagonista è un Vince Vaughn trasformato, molto distante dai personaggi a cui ci ha abituato. Prima di conoscere l’ex-puglie Bradley Thomas, dimenticate le commedie romantiche come Due Single a nozze e preparatevi ad un’esperienza assai differente. Una volta che l’uomo perde officina e moglie, inizia una inarrestabile caduta verso gli inferi. Prima si trasforma in corriere della droga poi, una volta finito dietro le sbarre, in un violento. Sappiamo che il 6 ottobre sarà nelle sale statunitensi, da noi per ora l’attesa è sine die.
I FILM DA VEDERE
Nel tempo, questo festival si è trasformato in apripista per una serata da sogno a Los Angeles. Ecco dunque i lungometraggi che hanno lasciato il segno dal 5 al 17 settembre sulle rive del Lago Ontario e che dovremo seguire con attenzione nei mesi a venire.
THE SHAPE OF WATER
La sorprendente favola de la “bella” Elisa (Sally Hawkings) e la “bestia” / la Creatura (Doug Jones), che si svolge non in un castello incantato, ma in un laboratorio governativo ad inizio anni ’60, continua il suo cammino glorioso verso la California. In questo caso, la pellicola diretta da Guillermo del Toro, vincitrice del Leone d’Oro, peraltro girata a Toronto, è data tra gli ospiti già confermati del Dolby Theatre. La domanda che tutti a questo punto si pongono è se il testa a testa per il miglior film dell’anno sarà tra questo titolo e quello con protagonista la McDormand o meno.
MOTHER!
Sicuramente l’opera più controversa, che ha spaccato la critica dai due lati dell’oceano, la più chiacchierata e che ha incassato fischi e risate (pur presentandosi come horror psicologico) è stata Mother! di Darren Aronofsky con Jennifer Lawrence. Della trama non si sapeva nulla, ora anche chi ha il cuore troppo fragile per affrontarne la visione, ne conosce ogni dettaglio. Forse qualche bacchettata a chi spoilera per mancanza di argomentazioni si dovrebbe iniziare ad infliggerla.
BREATHE
L’outsider, il lavoro che si attendeva più per chi sedeva in cabina di regia che per il cast, è Breathe diretto da Andy Serkis che è riuscito a stupire il pubblico e far sognare una nuova nomination al suo interprete principale, Andrew Garfield. L’attore, ha colpito al cuore i non pochi presenti vestendo i panni di Robin Cavendish, un avvocato costretto in sedia rotelle a causa della poliomielite. Ancora una volta le storie vere e la malattia conquistano l’audience. Attendiamo di scoprire se garantiranno la statuetta.
LADY BIRD
Chiudiamo la carrellata con la sorpresa di Telluride che potrebbe portare in trionfo Greta Gerwig, forte del 91% di consensi ottenuto su Metacritic.
Lady Bird è una commedia, scritta e diretta dalla stessa Gerwig (Frances Ha!), attingendo ai propri trascorsi, che segue la vita di una teenager californiana durante il suo ultimo anno di liceo. I dialoghi, la performance di Saoirse Ronan, ogni minuto dei 93 totali sono piaciuti praticamente a tutti e le critiche positive sono incessanti.
Come vedete l’elenco è lungo e nutrito (QUI la lista completa dei premi di Toronto 2017) quanto a trame e generi. I nomi non sempre sono quelli che ci aspettavamo, ma forse questo rende l’attesa del 4 marzo prima, e del 43° TIFF dopo, ancora più bella.
Vissia Menza
ndr A questo link tutti i nostri articoli da Toronto 2017
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”