Un commento a Mother! (Madre!), il thriller con protagonisti Jennifer Lawrence e Javier Bardem in concorso a Venezia 74 e in questi giorni al TIFF 2017.
Quando Mother! (da noi, Madre!) ha debuttato alla Mostra del Cinema di Venezia, ha fatto notizia per i boo e fischi collezionati durante la prima proiezione. Al TIFF, che ha un pubblico differente, era lecito aspettarsi un nuovo inizio. E Darren Aronofsky aveva bisogno di una nuova occasione per poter aspirare ad una nomination della sua ultima fatica alla prossima edizione degli Academy Award.
La partenza di Madre! è senza troppi preamboli. Jennifer Lawrence e Javier Bardem sono una coppia sposata. Lei è mite, quieta, e in totale soggezione del marito. Lui è un romanziere in preda al blocco dello scrittore, che tratta la moglie come uno zerbino. Un giorno si sente bussare alla porta ed è Ed Harris, il quale afferma che credeva si trattasse di un Bed & Breakfast. Cosa assai strana stante che la dimora della coppia è uno stabile fatiscente e isolata. In ogni caso, Bardem lo invita ad entrare ed a fermarsi per la notte (come abitualmente facciamo tutti quando un perfetto sconosciuto si presenta alla nostra porta). Il giorno successivo si palesa anche la moglie di Harris, col volto di Michelle Pfeiffer e i due prendono letteralmente possesso della casa. La Lawrence, che in passato ha avuto problemi mentali, di disturbi allucinatori, raggiungerà presto il limite proprio a causa del trattamento a cui verrà sottoposta entro le mura domestiche.
Sino a questo punto il film è inquietante e fa del suo meglio per creare suspense. E il trucco funziona, complice lo scricchiolio del parquet e alcune sorprese ben calcolate. Ma, dopo la parte introduttiva, Mother! diventa bizzarro sino ad un finale in cui tutto è puro caos e follia. Sfortunatamente, questo è il momento in cui il pubblico perde interesse. Non è più inquietante o spaventoso, è solo fastidioso soprattutto a causa della telecamera che trema in continuazione, e una serie di situazioni che rasentano la farsa.
I paragoni tra Madre! e alcuni capolavori di Roman Polanski sono inevitabili. Ci sono elementi della trama molti simili a Rosamary Baby, giacché la maternità è uno dei temi principali, e le evoluzioni del personaggio della Lawrence ricordano, invece, Repulsione. Ma, rispetto a questi due masterpiece, Mother! è privo di atmosfera e si dimentica presto dell’audience.
Una delle ragioni per cui l’opera non funziona è proprio Jennifer Lawrence. Probabilmente, Aronofsky confidava nella simpatia che il pubblico avrebbe provato nel vederla, stante che è una delle più grandi star di oggi. Ma la forza della Lawrence sta nel suo forte spirito che brilla in ruoli come quelli di Un Gelido Inverno o della saga degli Hunger Games. Relegarla a una sorta di bella statuina non premia. Vedere una telecamera (tremolante) che la segue dappertutto e si sofferma sul suo mesto sguardo, semplicemente non va, annoia. È evidente, dal modo in cui la filma, che Aronofsky ne sia rimasto ammaliato (nella vita stanno insieme), ma eccede nel metterla in primo piano, dimenticando di darle una buona sceneggiatura che le permetta di regalarci un’ottima performance.
Tutto nella pellicola intriga, col suo essere differente ed audace, e prima della fine emerge pure una spiegazione, ma arrivati a quel punto alla maggior parte delle persone in sala non interesserà più. Per essere un lungometraggio sulla carta tanto promettente, nella realtà è una delusione cocente. Siamo difronte ad uno di quei casi in cui difficilmente dal TIFF si arriverà all’Oscar®.
Recensione di Michelle Iwema
Traduzione di Vissia Menza