Recensione di Charleston, la commedia grottesca di Andreï Cretulescu in anteprima a Locarno70.

Charleston racconta col sorriso, e con ritmo, le conseguenze che la morte della bella Ioana comporta nelle vite di Alexandru (il marito) e Sebastian (l’amante). È un film accurato ed equilibrato, tanto divertente quanto drammatico, scritto e diretto da Andreï Cretulescu. Ha debuttato in Concorso Internazionale all’appena conclusosi Locarno Festival confermando quanto l’odierna Romania sia fucina di talenti nella settima arte. Nel cast Serban Pavlu, Radu Iacoban e Ana Ularu. Da vedere. 

il poster del film Charleston (2017)

il poster di Charleston (2017)

LA RECENSIONE

È una giornata di sole. Dietro una vetrina, una donna parla al telefono, è concitata. La vediamo uscire, quasi sfiorarci e scomparire dietro un angolo. Sentiamo un botto. È stata investita. Cambia la scena e siamo al cimitero, dove un omone barbuto con le cuffiette fissa una tomba. Le note sono bellissime, non ci viene da piangere, solo un po’ di malinconia. Lei era Ioana, lui è Alexandru. Erano marito e moglie. E così Alex, inaspettatamente, si ritrova a festeggiare i 42 anni insieme ad una bottiglia di vino e troppe sigarette, se non fosse per alcuni amici che si fanno vivi all’ultimo minuto. Quella sera avrà un epilogo memorabile. A tarda ora, un giovane busserà con insistenza e chiederà di entrare. Il suo nome è Sebastian e vuole a tutti i costi l’aiuto da Alexandru: è stato l’amante di sua moglie e ora ha bisogno di metabolizzare la situazione. Chaleston prende il via in questo modo, sorprendente e grottesco. E continuerà a farlo.

Charleston è la storia dell’assurda convivenza tra i due uomini. Alexandru di cazzotti ne sferrerà non pochi al fragile Sebastian, anche se alla fine asseconderà la sua strampalata richiesta. Ne nascerà un’alleanza improbabile e più solida del previsto. Una di quelle amicizie fatte di silenziosa complicità e reciproca comprensione. I due sono, infatti, soli (anche se in modo diverso) ed hanno entrambi bisogno di superare la perdita della donna che li completava. Una stronza, diremmo noi, ma colei che ha lasciato il vuoto nelle loro vite sgangherate e grazie alla quale ora ci godiamo un viaggio di luogo in luogo, di tavola imbandita in tavola imbandita, tra un insulto e un occhio nero, alla scoperta dei gusti di Ioana – la fedifraga. Un viaggio in Technicolor, in un certo senso sospeso nel tempo, con una cornice retrò ritmata da note perfette e col colore delle pellicole che hanno popolato la nostra infanzia.

Un'immagine del film Charleston (2017) - Photo: Locarno Festival

Un’immagine di Charleston © Locarno Festival

Dietro la macchina da presa c’è Andreï Cretulescu, classe 1974, nato critico cinematografico, oggi regista al suo primo lungometraggio, dopo aver fatto bottino di premi con i precedenti corti. Il suo Charleston ci conferma che la Romania stia divenendo fucina di talenti. Quella che vediamo è la fotografia della solitudine, della ricerca di contatto tra persone fragili ma determinate nel non superare il punto di non ritorno. E quello che ci regala il regista è un racconto divertente ma non sguaiato, triste ma non tragico, grottesco ma non orripilante. Si va su e giù sulle montagne russe dei sentimenti, rimanendo in una stanza o al massimo nell’abitacolo di una Cinquecento (quella originale, non la versione di Lapo), in cui ci stupiamo possano starci le larghe spalle di Serban Pavlu, il nostro gigante buono-Alexandru.

Il velo ironico che pervade ogni dialogo, la coltre di fumo che enfatizza l’effetto vintage di ogni inquadratura e la colonna sonora che ci accompagna e infonde sollievo nel cuore, sono i punti forti di un’opera intelligente ma non pesante quanto un blocco di granito sui mignoli, che speriamo trovi presto spazio all’interno della distribuzione nostrana.

Vissia Menza

Un'immagine del film Charleston (2017) - Photo: Locarno Festival

Un’immagine di Charleston © Locarno Festival

 

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