Recensione del flm Verão Danado (Damned Summer) di Pedro Cabeleira, in anteprima a Locarno70.

Verão Danado (Damned Summer) - Ph: courtesy of Locarno Festival

Verão Danado (Damned Summer) – Ph: courtesy of Locarno Festival

Chico (Pedro Marujo) è giovane, bello, disoccupato. Il rimedio alla noia è lanciarsi a tutta velocità nei party e nelle notti della sua Lisbona.
Musica, alcool, ragazze, droghe: il percorso che riempie il vuoto, svuota la testa, trascina i corpi sudati e pulsanti di Chico e amici da un giorno anonimo all’altro.
Eppure quando la festa finisce, qualcosa non torna, mentre quasi tutti i ragazzi “dello zoo di Lisbona” sembrano arrivare un po’ più logori e un po’ meno felici alla meta.

Il giovane regista Pedro Cabeleira dedica la sua opera seconda alle disinibizioni, ai vizi e alle infelicità dei ventenni portoghesi. Roba probabilmente autobiografica, per un connazionale venticinquenne, e la consapevolezza delle dinamiche raccontate emerge con prepotenza nel realismo insistito di Verão Danado (Damned Summer).
Cabeleira cura con sorprendente maturità regia ed estetica del suo film, dimostra a mamma e papà che i soldi spesi per la sua formazione sono stati un buon investimento.
Nel descrivere il vuoto di una generazione, però, l’autore perde in suo stesso film in quel vuoto, il trascinarsi degli eccessivi 130 minuti sullo schermo è specchio della quotidianità distratta ed oziosa dei suoi protagonisti.

Nonostante il parallelismo tra soggetto e prodotto, Verão Danado non funziona quasi mai e si ingolfa prestissimo senza sboccare mai in emozioni o momenti che scuotono. Se la causa sia una sceneggiatura “presuntuosa” sfuggita di mano o una volontà di intontire chi guarda per avvicinarlo ai personaggi, non importa poi così tanto.
Lo statico e ovattato carnevale di Cabeleira è fatto di beats techno, di baci in cui i denti vanno a sbattere, di stati vagamente allucinogeni e di amorazzi.
Cose ruvide e sensuali, di cui non ne vediamo il nucleo incandescente, le cause e soprattutto le conseguenze.

Marujo regala una verosimile, vivida deriva, esaltato da musiche scelte e posizionate bene. Ma il nuovo, promettente cinema portoghese non passa da qui.

Luca Zanovello