Recensione de La Bella e La Bestia, il lungometraggio diretto da Bill Condon al cinema dal 16 marzo 2017.
C’era una volta un principe che amava le feste, lo sfarzo e il dolce far nulla. Altezzoso, pretenzioso e arido nel cuore, una notte si rifiutò di dare ospitalità ad un vecchia in cerca di riparo. Questa ad udire lo sprezzante diniego si mostrò per quello che era: un splendida strega. La donna si vendicò con un sortilegio tremendo e inesorabile. Il bel giovane si trovò tramutato in un’orribile bestia, il suo entourage in mobilio e il Castello avvolto da un inverno perenne, eliso dalla memoria di tutte le genti. E una splendida rosa, dai petali color cremisi, iniziò a segnare il tempo rimasto prima che l’eternità si portasse via tutti.
Mentre i mesi scorrevano, e la speranza di tornare a una vita sotto sembianze umane diventava sempre più flebile, la splendida Belle seminava cuori infranti nel paesino di Villeneuve. La ragazza, solare e bellissima, viveva con il padre in un’umile casetta piena di gioia sino al giorno in cui, per colpa di una rosa, la sua vita venne stravolta. La Bella e la Bestia s’incontrarono.
L’incipit della nuova fatica di casa Disney è di quelli noti e amati da generazioni di fanciulli. È l’ultima trasposizione della fiaba che si tramanda da secoli in terre di Francia, e nel resto d’Europa. La Bella e la Bestia si allaccia a leggende di streghe, a camuffate critiche alla società, ad antiche novelle sull’amore, e il suo potere di sedurre il pubblico si dimostra ancora forte nonostante il cambio di millennio. Il lungometraggio live action di oggi s’inchina a quello datato 1991, prodotto anch’esso dalla casa di Topolino, versione animata della favola, con non poche licenze poetiche rispetto all’originale, che conquistò il cuore di grandi, piccini e soprattutto dell’Academy. L’aura magica che avvolge i personaggi, le scenografie e i ricchi costumi, le situazioni e i profumi, sembrano prendere vita direttamente dai fotogrammi dalla pellicola d’inizio anni ’90.
L’odierna Belle ha il volto di Emma Watson (resa famosa dalla saga di Harry Potter), la Bestia quello di Dan Stevens (noto per la serie Downtown Abbey) e il dolce padre di Belle è Kevin Kline, un attore che ci piace ogni volta di più (e non ha bisogno di presentazioni). Il trio si muove a suo agio nella foresta incantata e tra le grigie mura, che celano oramai solo dolore.
Con la solita maestria che la contraddistingue, Disney ripropone la storia con equilibrio e dolcezza, molta musica e tanti simpatici soprammobili. Proprio ai comprimari dobbiamo dedicare un applauso fragoroso: son loro a stupire, insieme alle inquadrature che riecheggiano al cartone animato, son loro a farci ridere, son loro a celare un gran numero di nomi altrettanto importanti (tra cui un illuminante Ewan McGregor e un intonato Stanely Tucci) che sicuramente faranno la gioia di chi riuscirà a vedere il film in lingua originale.
Ad onor del vero, malgrado sia un musical, qualche canzone in meno e qualche guizzo in più sarebbero stati apprezzati. Abbiamo avvertito il parallelismo con l’imponente predecessore come un minus, abbiamo sentito la mancanza di un po’ di originalità e alcuni passaggi li abbiamo addirittura percepiti come frettolosi. Impossibile, inoltre, credere che il pubblico si sarebbe emozionato, quasi meccanicamente, con la medesima enfasi del passato. Sono stati i bambini ad acquietare il nostro animo. Udirli parlare a Gaston e cantare felici le nuove canzoni, ci ha impedito di affilare il… lapis. La Bella e la Bestia 2017 è destinato a loro e si prospetta l’ennesimo successo firmato Walt Disney.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”