Un commento (e qualche link) ai vincitori della Berlinale 2017.
Les jeux sont faits. Anche per quest’anno, il Festival Internazionale del Film di Berlino ha i suoi vincitori. Ieri sera si è tenuta la cerimonia ufficiale di assegnazioni degli Orsi della 67ma Berlinale e le sorprese, come si confà a questa kermesse, non sono mancate.
Sono stati dieci giorni di anteprime mondiali e internazionali che hanno riscosso curiosità e ampi consensi. I numeri,dopo il primo weekend (oltre 250.000 biglietti staccati!) e gli applausi ai gala del Friedrichstadt Palast parlano chiaro. Vero è che le sere sono state contraddistinte da proiezioni patinatissime, talvolta dedicate al vissuto di artisti (forse) poco noti, spesso con un cast a cui è aduso soprattutto il pubblico tedesco. Per intenderci, i local sono andati in visibilio alla prima di Es was einmal in Deutschland e di Le jeune Karl Marx.
Spostandoci di Palast in Palast, al quartier generale, nel Berlinale Palast di Marlene-Dietrich-Platz si sono tenute le prime delle opere in (o fuori) Concorso Internazionale. Una competizione ricca di graditi ritorni. Come già accennato, si attendevano con ansia le nuove prodezze di Agnieszka Holland, Hong Sang-soo e Aki Kaurismäki. Tutti nomi che alla fine hanno ricevuto riconoscimenti, ma non quelli che speravamo. Perché la giuria internazionale ci ha preso in contropiede e gli outsider, come l’applauditissimo Mr. Long (vera sorpresa di questa edizione), ne sono usciti sconfitti mentre i favoriti hanno ricevuto la cosiddetta pacca sulla spalla.
A sorpresa, infatti, ha vinto l’ambito orso d’oro On body and Soul dell’ungherese Ildikó Enyedi che, nonostante non sia giovanissima e abbia calcato il tappeto rosso dei più grandi festival, tra cui Cannes e Venezia, nessuno se la ricorda. Il suo è un film atipico, che parla di amore tra due persone sole che condividono – letteralmente – lo stesso sogno la notte. Quando lo scoprono si avvicinano e cercano di renderlo reale. Un azzardo, forse, piaciuto ad alcuni, che ha lasciato perplessi altri, che ha convinto i giurati e ora sta facendo parlare moltissimo.
Il gran premio della giuria è andato, invece, ad uno dei primi lungometraggi proiettati, Felicité di Alain Gomis (già in corsa qui a Berlino nel 2012 con Ajourd’hui). La sua nuova fatica si svolge nelle strade di Kinshasa al ritmo di tante note soavi, con un’attrice esordiente, Véro Tshanda Beya, che ha colpito subito l’audience.
Bisogna attendere la proclamazione del miglior regista per veder salire sul podio il gran favorito: The Other Side of Hope del finlandese Aki Kaurismäki (il papà di Miracolo a Le Havre). Sin dalla proiezione stampa si era percepito odore di vittoria, nonostante le evidenti similitudini con il suo precedente lavoro. Protagonisti sono sempre i meno fortunati, la narrazione è sempre delicata. La storia oggi riguarda un rifugiato siriano in cerca di asilo una volta arrivato in Finlandia. Certi passaggi son duri, più in quello che sottendono che in ciò che mostrano, ma i sorrisi non mancano.
La gioia è invece condivisa all’udire che migliore attrice sia Kim Minhee, protagonista di On the Beach at Night Alone, ennesima poesia per immagini firmata da Hong Sang-soo. Dopo averla vista a Cannes lo scorso maggio, in altra grande performance (Mademoiselle), non possiamo che essere contenti venga notata nel panorama internazionale. Anche se, in molti, ci siamo domandati perché mai sotto i riflettori non avesse trovato il giusto spazio il cileno Una Mujer Fantastica di Sebastiàn Lelio (suo era l’amatissimo Gloria nel 2013). La pellicola rincasa con l’orso alla migliore sceneggiatura (di Sebastiàn Lelio e Gonzalo Maza) dopo essere stata il primo exploit di questa Berlinale e agli occhi della critica sia stata subito degna di riconoscimenti per l’equilibrio e la delicatezza con cui tratta un argomento più che attuale (la nostra donna fantastica è un fantastico trans interpretato da una fantastica Daniela Vega).
Se siete curiosi di scorrere l’elenco completo dei riconoscimenti assegnati (non scordiamoci delle giurie minori ma non meno importanti come la FIPRESCI), basta un clic QUI. Siamo sicuri che quasi tutte le opere viste in questi giorni, in tempi più o meno brevi, approderanno anche nei nostri lidi, vuoi nella cornice di altre manifestazioni, vuoi direttamente nei cinema. Noi, ancora per qualche giorno ne parleremo. Continuate a seguirci sul nostro diario e… ci vediamo l’anno prossimo a Berlino.
Vissia Menza
n.d.r. di seguito una piccola galleria con i tre volti femminili che ricorderemo di questa edizione (un clic sulla foto per vedere lo slideshow)
Gallery photo credits (from left): Véro Tshanda Beya in Félicité © Celine Bozon; Kim Minhee in On the Beach at Night Alone – Photo by Kim Jinyoung © 2017 Jeonwonsa Film Co.; Daniela Vega in Una mujer fantástica © Berlinale 2017
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”